NICOLA PALMA
Cronaca

Pusher, vedette e imboschi tra i cespugli: blitz al parco Sempione

Controlli dei carabinieri nell’area verde: droga sotto sequestro e sei denunciati. «Questa non deve diventare una zona franca»

Controlli al parco Sempione

Milano, 3 febbraio 2018 - Santos continua a scavare con insistenza dietro un cespuglio. Tira con forza il guinzaglio del conduttore in divisa, il suo fiuto allenato è riuscito ad annusare tra decine di false piste quell’involucro nascosto sotto qualche centimetro di terra e una manciata di foglie rinsecchite. I pusher stanno ben attenti a non andare in giro con troppa «roba» addosso: sanno che in caso di controlli è meglio farsi trovare con poche palline nelle tasche, quelle che servono per soddisfare la richiesta di un solo cliente; il prossimo dovrà aspettare qualche minuto, giusto il tempo di andare all’imbosco per recuperare altra droga. Istantanee dal Parco Sempione, una delle piazze di smercio più floride della città. Gli spacciatori se ne stanno seduti su una tribunetta in cemento proprio davanti al campetto da basket, a due passi dal Teatro di Burri che spezza a metà il cannocchiale Castello Sforzesco-Arco della Pace. Le discoteche di viale Alemagna sono lì a poche decine di metri, al di là dei cancelli: qui la notte è un continuo andirivieni di ragazzi che si riforniscono di «erba».

Del resto, il luogo, scarsamente illuminato quando cala la sera, si presta particolarmente. Non che di giorno l’attività non ferva: basti dire che meno di una settimana fa i militari del Nucleo operativo di Porta Magenta hanno arrestato un 28enne senegalese con 20 grammi di marijuana e altrettanti di hashish: alle 10.15 aveva già incassato 60 euro in banconote di piccolo taglio. Va detto che l’area è costantemente monitorata dalle forze dell’ordine: i poliziotti delle Bike e i carabinieri del Radiomobile ci passano di continuo, nel 2017 gli agenti del commissariato Centro hanno effettuato 27 servizi con 734 persone controllate, 4 arresti e 5 indagati. L’altroieri è toccato ai carabinieri della Compagnia Duomo, coadiuvati dai colleghi del 3° Reggimento Lombardia e del Nucleo cinofili di Casatenovo. Prima l’osservazione discreta in borghese. Poi il blitz a tenaglia dai quattro lati per intercettare più persone possibile. Le vedette sorvegliano tutto dall’alto, appoggiate a una ringhiera alle spalle delle giostre di piazza del Cannone.

La prima fase è quella dell’identificazione dei presenti: una cinquantina, dei quali la metà già noti alla giustizia. Nessuno si oppone, alcuni sembrano inebetiti o comunque rassegnati al loro destino: felpe e pantaloni lerci, i loro giacigli di fortuna sono dei cartoni ammonticchiati tra i sentieri resi fangosi dalla pioggia battente. Alla fine, il bilancio parla di 6 ragazzi denunciati: un 25enne gambiano trovato in possesso di 11 grammi di marijuana, un 33enne gambiano per inosservanza del divieto di dimora a Milano, un 44enne senegalese per vendita di merce contraffatta, tre gambiani di 19, 21 e 31 anni perché irregolari in Italia. Si passa al secondo step: la «bonifica» capillare della zona con i cani. A questo punto, tutto dipende dal naso del pastore tedesco. Santos corre da una parte all’altra: la staccionata, anche negli angoli più acuti, la riva del laghetto, gli scalini del Ponte delle Sirene. L’ambiente è completamente contaminato, come si dice in gergo: cioè più o meno in ogni punto è stata occultata della droga. Poi, però, il cane punta con decisione un albero e inizia a girarci intorno frenetico: tra i rami ecco spuntare tre sacchetti celesti che contengono complessivamente 85 grammi di stupefacente.

Il conto finale fa meno di un etto di droga. Poco, penserete voi. Sì, in termini meramente numerici sì. Tuttavia, lo scopo di giornata non era quello di mettere a segno un maxi sequestro, delegato ad altre strutture investigative che lavorano su tempi molto più lunghi e con strumenti differenti. In questi casi, spiega il capitano Matteo Martellucci, comandante della Duomo, «l’obiettivo prioritario è sempre quello di mandare un segnale sia agli spacciatori che ai cittadini che vivono quotidianamente questo splendido polmone verde». Ai primi: noi vi stiamo col fiato sul collo, non pensate di poter fare ciò che volete indisturbati. Ai secondi: noi ci siamo e non lasceremo che il Sempione diventi terra di nessuno. Che sia il boschetto di Rogoredo, i giardinetti di periferia o il parco più esteso della metropoli, il messaggio non cambia: «Non è zona franca e non lo diventerà».

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