Pandemia e fatturati azzerati Ma noi non vogliamo mollare

Viaggio tra le vetrine di Trezzo e Vaprio, commercianti in gravi difficoltà. Costretti a puntare sulla creatività: "L’incertezza? Una bomba a orologeria"

di Barbara Calderola

"Ho paura che i clienti non entrino più. Ho paura di non pagare la dipendente. Ho paura di tutto. Ma bisogna guardarla da lontano, altrimenti ti paralizza". Così Paola De Pascale, un negozio di abbigliamento in centro a Trezzo - BHI Store - racconta la pandemia. Lei e i colleghi vivono ogni giorno l’impatto di quest’anno sugli affari - cambiati per sempre - e sulla vita. "Mi sono reinventata con l’online, funziona, ma non ci si improvvisa. Ho studiato un mese prima di aprire il canale e-commerce. Lo sguardo sulla realtà va buttato, ma senza farsi sovrastare". Deve invece fare i conti con un calo di fatturato del 90% Fabio Fumagalli, titolare di FotoFumagalli, vetrina su via Jacopo dal ’55. "Non vendiamo il pane, per noi è dura. Quando si taglia, si comincia dal non essenziale. I ristori sono insufficienti, i soldi sono tornati a Roma sotto forma di tasse, il comune invece è stato veloce ed efficiente. La prospettiva? Resistere. Stiamo attingendo alle riserve. Lottiamo per rimanere a zero". Non si è mai fermata Daniela Ravanelli del Bar Tre Re: "Stavo con la giacca a vento a servire i caffè sulla porta, abbiamo ricevuto i soldi, 4.600 euro in tutto, fra governo, Regione e comune, ma solo di bolletta elettrica paghiamo 1.600 euro al mese. Il confronto non regge. Il momento più duro è stato quando ho dovuto dimezzare il personale: da 4 a 2, m spero di potere riassumere le mie ragazze".

Anche a Vaprio c’è voglia di farcela. Per Giuseppe Pezzi, la sua oreficeria ha 119 anni, "la politica determina cambiamenti. Se il governo va in crisi, i cassetti piangono. L’incertezza è una bomba a orologeria. A fare la differenza è stata la Card acquisti lanciata in collaborazione con il Comune. Sconto del 22% per il pubblico, pagato metà da noi e metà dall’amministrazione: ha fatto girare di nuovo un po’ di soldi". Condivide il fioraio Luca Galli, sulla piazza dal 1975, prima c’era il papà. "Ci siamo reinventati: matrimoni e cerimonie non esistono più. Qualche ora fa: una sposa ha annullato il bouquet perché positiva al Covid". C’è anche chi ha raddoppiato il lavoro. "Ci sono stati momenti in cui abbiamo fatto fatica a rispondere a tutte le richieste", dice Luigi Colombo, fondatore della omonima macelleria: "Per gli alimentari la crisi sanitaria si è rivelata un’opportunità".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro