Palcoscenico dove i desideri si avverano

Lisa

Capaccioli*

La mia prima volta a Milano il Duomo era ancora nero e io volevo fare la ballerina. Avevo 17 anni, abitavo in una piccola città nella campagna fiorentina ed ero già troppo vecchia per poter realizzare il mio sogno: mai mi sarei immagina però, che proprio Milano sarebbe stata la città in cui avrei vissuto realizzandomi come artista. Appena arrivata cercai le indicazioni per raggiungere il teatro alla Scala: volevo assolutamente passare di lì, volevo vedere quel teatro mitico. Quando fui lì di fronte, era tutto chiuso, ma mi bastò toccare la porta principale per immaginare come sarebbe stato bello assistere ad un balletto classico o ad un’opera lirica proprio lì. La seconda volta, invece, il Duomo era tutto coperto per il restauro e volevo fare l’attrice: sì, perché quando mi resi conto che non potevo fare la ballerina mi misi a studiare teatro. Avevo 22 anni, mi ero appena laureata ma avevo deciso di partecipare all’audizione alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Un’impresa quasi impossibile: l’audizione era ogni tre anni ed entravano solo 30 persone su un migliaio che si presentavano. La sera prima del provino mi recai in via Rovello in visita al Teatro Grassi, la sede storica del Piccolo Teatro. Era chiuso, ma mi bastò vedere una locandina appesa per esprimere un desiderio. La terza volta che arrivai a Milano, il Duomo era bianco, di un bianco abbagliante, inaspettato. Avevo 23 anni e, avendo superato il provino, avrei abitato in questa grande città almeno per tre anni. In quegli anni di studio per me Milano era il teatro. Studiavo 8 ore al giorno per 6 giorni alla settimana e andavo a teatro: questa era una grande possibilità per me, che venivo da un piccolo paese.

Ora che le porte dei teatri sono tutte chiuse, io ci passo davanti e fantastico, come un tempo, sugli spettacoli che potrò vedere in futuro. Perché Milano per me è il teatro: un grande palcoscenico dove si avverano i desideri e si aprono mille possibilità.

*Regista e drammaturgo