Milano, l’odissea di un separato: "In un anno con mia figlia per 72 ore"

"Per il giudice dovrei stare con lei otto giorni al mese, ma adesso vive a Roma e non la posso più vedere"

Dura battaglia dopo la decisione del Tribunale di Monza in primo grado

Dura battaglia dopo la decisione del Tribunale di Monza in primo grado

Milano, 19 febbraio 2020 - «Da inizio anno ho visto mia figlia due giorni, in quei due giorni aveva la febbre e la madre è venuta a riprendersela con la polizia. Poi ci sono stati altri due pomeriggi a Roma e più niente. Nel 2020 ho fatto il papà per 72 ore in tutto. I giudici hanno stabilito che dovrei vedere mia figlia di 5 anni 2 giorni la settimana (8 al mese), ma mi viene continuamente impedito e non so più cosa fare ne a chi rivolgermi... Voglio fare il papà, vorrei farlo almeno per quei due giorni a settimana che i Giudici mi hanno concesso. Ormai vivo tra notifiche dei tribunali, comunicazioni di medici e avvocati, esposti, denunce... Tutto per chiedere che venga rispettato il provvedimento di un tribunale, ma nessuno legge, nessuno ascolta. Cosa devo fare? Lo chiedo anche al ministro della Giustizia". È la storia di Giorgio (il nome è di fantasia), milanese quasi cinquantenne, della moglie separata e della loro bambina di cinque anni. C’è lei prima di tutto in questa storia. Una bimba che si è trovata in mezzo a una famiglia che all’improvviso si spezza, una separazione che ha spazzato via la sua quotidianità, ha allontanato la piccolina dalle sue abitudini e dai suoi affetti.

Aprile 2018 , una separazione consensuale in Tribunale a Monza stabilisce che il padre possa vedere la figlia a weekend alternati, e il giovedì e venerdì nelle restanti settimane. L’ex moglie e la figlia vivono a 600 metri da lui che paga metà del canone d’affitto per la nuova casa: "Ma dieci giorni dopo la firma della separazione l’appartamento compare su un sito di annunci immobiliari con la scritta libero da affittare e la mia ex moglie pochi giorni dopo si trasferisce a Roma portandosi dietro nostra figlia". Da quel momento, giugno 2018, inizia una dura battaglia di carte bollate come la denuncia per sottrazione di minore depositata in Procura a Monza e presto archiviata e un ricorso urgente in Tribunale per chiedere la revoca dell’illecito trasferimento della minore, avvenuto senza autorizzazione. A luglio 2018 il provvedimento del giudice Laura Gaggiotti del Tribunale di Monza stabilisce che la bambina resti a vivere a Roma con la madre che deve accompagnarla a Milano per due fine settimana al mese, mentre il padre può raggiungere la figlia a Roma per stare con lei il giovedì e venerdì. "Così ho fatto - racconta Giorgio - Scendevo in treno, noleggiavo un’auto, prenotavo un hotel. Padre e figlia in una stanza d’albergo come due turisti e intanto la mia ex continua a ostacolare le visite non porta nostra figlia a Milano interrompendo le visite".

Da luglio 2018 a ottobre 2019 quando il Tribunale di Monza emette il decreto di primo grado le violazioni del provvedimento del Tribunale sono una ventina. "Ad ogni violazione abbiamo presentato puntualmente un reclamo al giudice - spiega Antonella Viesti, legale di Giorgio - ma a nessun reclamo, a nessuna denuncia di violazione, anche alle più gravi abbiamo mai ricevuto risposta". Giorgio allora tenta un’altra strada quando l’ex moglie non accompagna la figlia va lui a prenderla a Roma. "All’arrivo mi sono presentato dai carabinieri. Mi hanno detto di recarmi sotto casa della mia ex e qui ho visto uscire il suo compagno e l’ho affrontato: ‘adesso rimani con me e aspettiamo l’arrivo dei carabinieri insieme’. Lui è salito in auto e mi ha investito: 27 giorni di prognosi. L’ho denunciato e lui mi ha denunciato a sua volta per violenza privata". "Ora la nostra storia è arrivata in corte d’appello. Nostra figlia tra pochi mesi andrà in prima elementare e io continuo a non poterla vedere. L’udienza era fissata per ottobre 2020, ma quando l’avvocato ha fatto presente che a settembre la bambina avrebbe iniziato le elementari, è stata anticipata a febbraio. Sono molto preoccupato perché nell’ultimo anno è ingrassata di 12 chili". "Chiediamo – spiega l’avvocato Viesti – che venga revocata l’autorizzazione al trasferimento della piccola a Roma perché la madre ostacola la bigenitorialità. Confidiamo nella giustizia e nella Corte d’appello, almeno perché il padre possa vedere regolarmente la figlia nei giorni stabiliti".  

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