NICOLA PALMA
Cronaca

Paderno, il massacro in due minuti: 68 coltellate per uccidere fratello e genitori. "Non riuscivo a fermarmi"

Al piccolo Lorenzo 39 pugnalate. Il 17enne autore della strage risentito dalla pm: "Volevo vivere libero". Poi la richiesta di incontrare il nonno. Quella sera aveva giocato alla Playstation con il fratellino e gli amici

Paderno (Milano), 4 settembre 2024 – Meno di due minuti per sterminare la famiglia con 68 coltellate. Più della metà, ben 39, sferrate al fratellino, soprattutto al collo e alla schiena. E gli altri 29 fendenti per uccidere i genitori Fabio e Daniela, piombati di corsa nella cameretta dei figli per soccorrere il secondogenito e colpiti alla schiena, alla gola e al petto. È il tragico conto dell’orrore della strage familiare di via Anzio 33 a Paderno Dugnano. Numeri che fotografano nella maniera più cruda la furia killer scatenata dal 17enne Riccardo C., reo confesso del triplice omicidio. Nell’interrogatorio di domenica pomeriggio nella caserma dei carabinieri, a 12 ore dalla mattanza, il ragazzo ha raccontato tra le lacrime di aver ammazzato tutti per vivere "in modo libero" e per liberarsi da quel "disagio" con cui conviveva e che non aveva mai confidato a nessuno.

La famiglia sterminata dal 17enne Riccardo (a destra) foto Facebook
La famiglia sterminata dal 17enne Riccardo (a destra) foto Facebook

Ecco la ricostruzione del massacro, nelle sue parole: "Quando avevo in mano il coltello, ho iniziato e da lì ho deciso di non fermarmi più perché pensavo che sarebbe stato peggio se mi fossi fermato. Io pensavo che una coltellata alla gola sarebbe bastata per uccidere. Ma poi, quando ho visto che non morivano, non mi sono più fermato. Pensavo che non avrebbero sofferto. Non ricordo quante coltellate ho dato a mio fratello, erano tante. Non ricordo se ho colpito prima mio padre o mia madre. Quest’ultima, però, è stata la prima ad accasciarsi a terra dopo poche coltellate. Io pensavo di inscenare che fosse stata mia madre, in modo tale da poter continuare a vivere. Il piano era di uccidere con una coltellata mio fratello e mio padre e poi far finta che mia madre mi avesse aggredito e io mi fossi difeso. Poi, quando ho visto che non morivano, ho cambiato versione, sostenendo che era stato mio padre". In quell’occasione, Riccardo ha premesso: "Avevo già pensato di commettere questo fatto. Non è stata un’idea che ho avuto ieri sera. Già la sera prima avevo intenzione di farlo, ma non l’ho fatto perché non ero convinto, non me la sentivo". Da lì l’ipotesi della premeditazione, contestata dai pm tra le aggravanti.

Ieri, nel secondo interrogatorio al Beccaria richiesto dalla procuratrice facente funzioni dei minorenni Sabrina Ditaranto e dalla pm Elisa Sabatino per chiarire alcuni aspetti non approfonditi a sufficienza due giorni prima, il 17enne, assistito dall’avvocato Amedeo Rizza (nominato su input dei nonni materni al posto della collega Chiara Roveda) ha parzialmente corretto il tiro: stando a quanto emerso, avrebbe puntualizzato che le frasi relative ai "pensieri" dei giorni precedenti non erano riferite al progetto assassino, bensì al "malessere" che lo inquietava e alle soluzioni per uscirne; tra queste, c’era pure quella di "andare via di casa", magari in Ucraina "per vedere la sofferenza delle persone". Poi è arrivata la festa di compleanno per i 51 anni del padre, durante la quale, a detta dei parenti sentiti dai carabinieri, non è successo nulla che possa spiegare quello che è accaduto dopo; e del resto lo stesso Riccardo ha ribadito che non è stato quello l’evento scatenante.

A un certo punto, il 17enne, il fratellino Lorenzo e alcuni amici si sono spostati in cameretta per giocare alla Playstation. Poi, poco prima di mezzanotte, sono andati tutti a dormire: in quel momento, Riccardo "è esploso". "Non mi riesco a dare una spiegazione, non avevo intenzione di uccidere, sono molto dispiaciuto. Quel disagio lo covavo da tempo con pensieri di morte, ma non pensavo di uccidere la mia famiglia, questa cosa l’ho pensata quella sera", avrebbe detto ai magistrati, definendo il delitto una sorta di atto di "emancipazione". "Per noi la premeditazione non c’è – ha chiarito il legale –. È stata una cosa sbagliata, ma estemporanea: è chiaro che se ci avesse riflettuto non lo avrebbe fatto. È un gesto che non avrebbe mai compiuto. Il suo dolore adesso non è per sé, ma per le vite dei familiari che non ci sono più".

«La nostra ipotesi non cambia, resta la premeditazione", hanno ribadito dal canto loro i pm, che hanno chiesto la misura cautelare del carcere in vista dell’interrogatorio di convalida del gip Laura Margherita Pietrasanta in programma domattina. Eventuali elementi in grado di corroborare la tesi del piano preordinato potrebbero arrivare dall’analisi di pc e cellulari che dovrebbe iniziare la prossima settimana, affidata ai militari della Tenenza di Paderno e del Reparto operativo di Milano guidati dal colonnello Antonio Coppola. Nelle prossime ore, verrà nominato un tutore legale per Riccardo, che ha chiesto di poter incontrare il nonno.