NICOLA PALMA
Cronaca

Quattro ostelli devono quasi 100mila euro al Comune: quali sono e perché non hanno pagato il debito

Imposta di soggiorno non versata, i gestori della catena provano a difendersi: "Crisi di liquidità legata al Covid". Ma gli ammanchi risalgono al 2017-2019. La Corte dei Conti ordina di saldare al più presto

La catena New Generation Hostel ha strutture ricettive a Brera, Navigli e Città Studi

La catena New Generation Hostel ha strutture ricettive a Brera, Navigli e Città Studi

Milano, 9 giugno 2024 – Quasi 100mila euro mai versati al Comune tra il 2017 e il 2019. È il maxi ammanco generato nelle casse di Palazzo Marino dai mancati trasferimenti dell’imposta di soggiorno incassata negli ostelli New Generation.

La cifra esatta – 94.756,1 euro – è stata calcolata dalla Corte dei Conti della Lombardia, che ora ha condannato le società di gestione e l’amministratore Roberto Maria M. a pagare il dovuto all’amministrazione di piazza Scala. Le strutture ricettive nel mirino sono quattro: gli ostelli Città Studi, Brera e Delval Living fanno capo alla Fondazione Alleanza giovanile Unione europea Efs, mentre l’ostello Urban Navigli di via Burigozzo fa riferimento alla srl New Generation Hostel impresa sociale.

Nel primo caso, la Procura contabile ha contestato una cifra di 65.542,10 euro per pagamenti non effettuati a cavallo tra 2017 e 2018 e tra l’estate 2018 e l’inverno 2019; nel secondo caso, il debito di 29.214 euro è stato accumulato tra il primo giugno 2016 e il 31 agosto 2017 (con un solo mese di “tregua” nel novembre 2016) e tra il primo giugno e il 31 ottobre 2019. Il legale di società e amministratore ha contestato l’infondatezza dell’addebito, l’assenza di danno erariale e di dolo contabile.

Come? "I convenuti – si legge nella sentenza – rappresentavano di non aver mai avuto la volontà di un arricchimento personale, bensì di essersi trovati, a causa del Covid-19, in una momentanea situazione di crisi di liquidità, costituente causa di forza maggiore, con conseguente non imputabilità dell’omesso riversamento".

E ancora: l’avvocato ha depositato una copia delle domande di rateizzazione del debito, sostenendo che la "presentazione, elidendo il danno erariale, paralizzerebbe l’azione contabile intrapresa o, comunque, ne determinerebbe la sospensione del giudizio al fine di addivenire a una pronuncia di cessazione della materia del contendere".

Una linea bocciata in toto dalla Corte, che ha avuto gioco facile a bollare come "infondata e pretestuosa" la giustificazione legata al coronavirus: "Gli importi incassati e non riversati si riferiscono a un periodo anteriore ai tragici eventi pandemici e alle conseguenti misure di contenimento". E la rateizzazione? Per i giudici, non c’è traccia scritta dell’assenso del Comune al pagamento totale dell’importo in 36 rate mesi.