Orcel verso Unicredit, polemiche sul ritorno

Il ’Ronaldo dei banchieri’ favorito per la successione a Mustier. Consigliò l’ex presidente Mussari di comprare Antonveneta dal Santander

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La battuta più scontata, anche considerando che si tratta solo di affari, è "l’assassino torna sempre sul luogo del delitto". Balza alla mente quando leggi che Andrea Orcel, ex banchiere di Bank of America e Ubs, sarebbe in pole position per diventare amministratore delegato di Unicredit al posto di Mustier. Piacerebbe a Leonardo Del Vecchio, alle Fondazioni di Torino e Verona, a molti fondi stranieri che hanno peso nell’azionariato di piazza Gae Aulenti. E il 10 febbraio potrebbe spuntarla sui suoi rivali più accreditati, come Fabio Gallia, ex Cassa Depositi e Prestiti e oggi dg di Fincantieri, e Flavio Valeri, ex Deutsche Bank. Perfino Matteo Renzi, nel bel mezzo della tempesta al Senato, ha evocato Orcel. Quando ha spronato il Governo ad occuparsi "di chi deve comprarsi il Monte dei Paschi, magari usando gli stessi consulenti di venti anni fa". Dando il via a interpretazioni di ogni natura. E scatenando poi la replica di Matteo Salvini, sempre in Senato.

Ma chi è Andrea Orcel e perché parlano male di lui? Per venti anni ha regnato nella City a Londra, per i parlamentari britannici è "il Ronaldo dei banchieri", ha fatto da regista a una lunga serie di merger and acquisition, che hanno rimpinguato i suoi conti in banca. Prima Merrill Lynch-Bank of America, poi con Ubs, poi la fusione tra il Credito Italiano e Unicredito, e la terza tappa con l’aggiunta di Capitalia, da cui nacque l’Unicredit guidato da Alessandro Profumo. Tra le sue missioni, anche quelli da consulente di Emilio Botin, il presidentissimo del Banco Santander, nella battaglia con Fortis e Royal Bank Scotland per aquisire Abn Amro.

Come conseguenza di questa fusione da 71 miliardi di euro, c’è il consiglio nel 2007 all’allora presidente di Banca Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, di comprare Antonveneta. Una partita da poker che gli fruttò commissioni dorate, visto che Botin comprò Antonveneta poche settimane prima da Abn Amro per 6,6 miliardi, con la consulenza di Orcel, e la rivendette al Monte di Mussari, per 9 miliardi, più i famosi 7 di debiti fidejussori. Innescando la rovina di Siena, l’iceberg contro il quale andò a sbattere il Titanic Mps.

Se fosse nominato, difficile capire quale sarebbe l’atteggiamento di Andrea Orcel sull’ipotesi di fusione Unicredit-Mps. I suoi grandi elettori non amano quelle nozze. Un altro indizio sarebbe la serrata negoziazione per chiudere il contenzioso da 112 milioni di euro con il Santander e la figlia del presidentissimo, Ana Botin. Che prima lo voleva come ad e poi giudicò troppo esose le sue richieste.

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