Scuole, negozi, università: Milano cambia orari

Prefetto e sindaco d’accordo: dal 7 gennaio ingressi in aula scaglionati e negozi aperti solo dalle 10.15. Da metà febbraio tocca agli atenei

Controlli all’ingresso della Galleria per non superare il numero massimo di visitatori

Controlli all’ingresso della Galleria per non superare il numero massimo di visitatori

Milano, 19 dicembre 2020 - Da giovedì 7 gennaio i negozi e le scuole di Milano modificheranno i loro orari. Lo hanno deciso ieri mattina il Prefetto, Renato Saccone, e il sindaco Giuseppe Sala nel corso di un vertice tenutosi a Palazzo Diotti. Da metà febbraio alle scuole e ai negozi si aggiungeranno le università cittadine: anch’esse modificheranno i loro orari. Una svolta dettata dalla necessità di evitare assembramenti sui mezzi pubblici, costretti dall’ultimo decreto del Governo a viaggiare a capienza dimezzata, nel momento in cui la situazione sanitaria consentirà, salvo amare sorprese, un parziale ritorno a quella quotidianità che avevamo conosciuto prima che eplodesse la pandemia. Ad annunciare la svolta è stato proprio il sindaco, nel primo pomeriggio di ieri. Nel dettaglio, Sala è partito dalle attività commerciali e dagli esercizi pubblici: "Dal 7 gennaio i negozi di Milano, esclusi gli alimentari e i bar, apriranno alle 10.15 così scaglioniamo gli orari della città". Secondo il dato diffuso da Confcommercio, sono 12mila i negozi che dovranno attendere le 10.15 per iniziare a lavorare. "Con senso di responsabilità nei confronti della città e della collettività accogliamo la proposta del Prefetto e del sindaco di aprire alle 10.15. Dobbiamo assolutamente evitare un terzo lockdown" dichiara Marco Barbieri, segretario generale della Confcommercio milanese.

Un annuncio, quello del sindaco, proferito durante un intervento a SkyTg24. Un annuncio al quale è seguito quello sulle scuole, nelle quali si tornerà a fare lezione proprio dal 7 gennaio: "Sono fermamente convinto che i ragazzi debbano ritornare in classe –sottolinea Sala – e quello che vorremmo fare è garantire che si possa portare un 75% di presenza nelle scuole. E quindi, una parte delle classi entrerà alle 8 e una parte alle 9.30. Questo è quello che possiamo fare, ma credo che sia un buon esempio di come si possa e si debba lavorare". Il ritorno alla didattica in presenza e lo scaglionamento degli orari di ingresso nelle scuole sono necessità condivise anche dalla Regione e dai sindaci delle città capoluogo lombarde, come emerso dall’incontro tenutosi ieri pomeriggio. Perché si possa tornare alla didattica in presenza occorre, però, che il Governo rimetta mano ai provvedimenti attualmente in vigore che prevedono forti limitazioni alle lezioni in aula anche nello scenario di rischio più basso. Detto altrimenti: ad oggi gli studenti delle scuole superiori devono fare lezione on line anche se la loro regione si trova in zona gialla. In queste settimane dal Governo non sono mancati segnali che vanno nella direzione di ampliare la scuola in presenza, ma ora occorrono i provvedimenti.

L’altro capitolo è quello relativo alle università milanesi che invece, da quanto trapela a margine di un tavolo c he si è tenuto in Prefettura giovedì, potrebbero cominciare le lezioni a partire dalle 10. Se ne parlerà però da metà febbraio, anche perché il mese di gennaio è spesso dedicato ad appelli d’esame. Un’indicazione - è stata sollecitata una decisione entro lunedì per poter rimettere mano per l’ennesima volta al programma - che ha portato con sé alcuni malumori. Alcuni atenei avevano già articolato il piano didattico partendo dalle 8.30 in assenza di indicazioni che altri attori come il Politecnico, coinvolto anche in fase di studio del “nuovo orologio della città”, avrebbero saputo prima. Per arrivare alla decisione sarebbero stati analizzati sì i flussi della città ma non ragionando sulle aree specifiche, su centro e periferia, che avrebbero situazioni logistiche e impatti sulla mobilità differenti. E resta l’incognita dell’orario di fine lezione: se venisse slittata in avanti - come qualcuno auspica - i mezzi devono essere garantiti.

Tornando alle scuole, giovedì erano stati i sindacati ad esprimere perplessità sulla possibilità di un ritorno in aula dal 7 gennaio. Perplessità espresse, per l’esattezza, al Tavolo permanente coordinato dall’Ufficio Scolastico Regionale, al quale ha preso parte anche Regione Lombardia. Per Cgil, Cisl, Uil Scuola, Snals e Gilda "è evidente la difficoltà di coniugare una capienza dei mezzi di trasporto al 50% e la garanzia di una presenza al 75% degli studenti soprattutto in assenza di un reale potenziamento dei mezzi a disposizione". Lo scetticismo dei sindacati non è mitigato dalla soluzione dello scaglionamento degli ingressi: "Questa è solo una parte del problema. Dal canto loro, i sindacati auspicano il rafforzamento del personale delle Agenzie di Tutela della Salute (ATS), senza il quale, a loro avviso, "sarà impossibile consentire i tracciamenti epidemiologici e il necessario supporto sanitario alle scuole e alle famiglie".

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