Milano, operaio cade e resta paralizzato: il capo lo scarica davanti al pronto soccorso

L’operaio è precipitato da un tetto senza le protezioni di sicurezza obbligatorie per lavorare "in quota". Il titolare che lo aveva assunto in nero lo ha accompagnato in auto davanti all’ospedale, poi è fuggito

Pronto soccorso (archivio)

Pronto soccorso (archivio)

Milano, 3 dicembre 2022 - Ha patteggiato due anni uno dei due responsabili di una impresa edile di Milano, la posizione del responsabile della sicurezza è ancora al vaglio della procura, per un gravissimo infortunio sul lavoro a seguito del quale un operaio è rimasto paraplegico. L’azienda edile in questione si stava occupando della manutenzione straordinaria di un edificio, per la precisione della rimozione del manto di copertura di un tetto di amianto e relativa sostituzione con lastre di alluminio. L’operaio trentenne, che si è scoperto senza regolare contratto di lavoro, quindi lavorava in nero, "era salito su una copertura attraversata da lucernari fissi in plexiglass che non sarebbero stati calpestabili" perché danneggiati.

Mentre l’operaio era intento a spostare del materiale di lavoro non si è accorto che uno dei vani era parzialmente senza copertura così, non avendo nemmeno alcun presidio di sicurezza, è precipitato per oltre sei metri riportando lesioni midollari che gli hanno causato una paralisi degli arti inferiori. L’operaio infatti, al momento della caduta non solo non aveva un contratto, ma non aveva soprattutto nessun dispositivo di protezione per poter lavorare a sei metri di altezza in sicurezza, nonostante - come si legge nella relazione sui rilievi effettuati dopo l’incidente - fosse chiaro a tutti che "la copertura presentava rischi di caduta per la presenza di elementi non pedonabili, cioè lucernari in plexiglass danneggiati".

Inoltre - si legge sempre nella relazione depositata in procura - "era chiaro che il plexiglass danneggiato non sarebbe stato in grado di sorreggere il peso di una persona". Risulta sempre dai sopralluoghi che il coordinatore della sicurezza non aveva mai stilato, nemmeno controllato che ci fosse un piano apposito, obbligatorio per le aziende. Ma il comportamento più grave è stato quello del titolare dell’azienda. Quando l’operaio è caduto a terra volando per oltre sei metri, nessuno ha prestato immediati soccorsi perché, fra l’altro, non esistevano i presidi medici minimi obbligatori in ogni cantiere.

Il titolare dell’azienda vedendo il giovane a terra, inerme, non ha chiamato l’ambulanza, ma sapendo che stava lavorando in nero e che non aveva nemmeno uno dei presidi obbligatori, lo ha trascinato fino alla sua auto, probabilmente aggravando le sue ferite, lo ha sollevato e caricato nel sedile posteriore del suo mezzo, poi lo ha scaricato davanti al Pronto Soccorso di un ospedale di Magenta, senza fermasi per spiegare quanto era successo, anzi cercando di far perdere ogni traccia.

 

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