Omicidio di Melzo, il marito di Rosa: "Da mesi non parlava più della madre"

"Si è sempre occupata in via esclusiva di mia suocera. Disse che sarebbe stata ricoverata in un centro di assistenza", le parole dell'uomo

Carabinieri sul luogo del delitto

Carabinieri sul luogo del delitto

Milano, 30 maggio 2022 - Il marito di Rosa Fabbiano, la 58enne finita in carcere per aver ucciso la madre di 84 anni a Melzo, nel Milanese, ha messo a verbale "di avere sempre osservato la moglie occuparsi in via esclusiva della suocera", che aveva altre due figlie, e di avere saputo da lei "alla fine del mese di marzo, che la madre" sarebbe stata "ricoverata all'interno di un centro di assistenza e cura non meglio precisato", così diceva, "in ragione del deterioramento delle sue condizioni psichiche". E sempre l'uomo ha raccontato "di avere constatato, a seguito di ciò, che la moglie mostrava particolare ritrosia nel parlare ulteriormente della suocera, a detta di lei oramai non più curabile, perché affetta da una forma irreversibile di demenza".

La testimonianza del marito della donna si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Milano Giulio Fanales. Il 26 maggio scorso, quando un'altra figlia della donna, che vive a Trento, era arrivata a  Melzo perché non riusciva più a contattate la madre da un paio di mesi, Rosa Fabbiano l'ha portata nella casa dell'anziana ripetendole, però: "No, non andare in bagno" dove il cadavere dell'84enne è stato poi ritrovato. Poi, fuori dall'abitazione Fabbiano era fuggita via: si è anche avvicinata "ad un fossato presente nelle vicinanze", spiega il gip, e ha tentato "di gettarsi, venendo però trattenuta per la maglietta dalla sorella". È in quel momento che avrebbe detto: "Sono stanca. Ho fatto un disastro! Vi ho rovinato la vita a tutti".

Anche la terza figlia dell'anziana ha dichiarato agli inquirenti "di avere perso ogni contatto personale e telefonico con la madre circa nel mese di marzo, a seguito del notevole peggioramento delle condizioni di salute di lei, palesemente priva di lucidità, e di avere ritenuto che la madre fosse stata portata dalla sorella Rosa presso l'abitazione di quest'ultima". Era solo Rosa ad avere le chiavi di casa dell'anziana ed era lei "in concreto ad accudire in modo continuativo la madre". Il figlio di Rosa Fabbiano, sempre a verbale, ha spiegato di aver saputo dalla madre che, dopo un "fallimentare tentativo" di affidare Lucia Cipriani "ad una badante, la nonna era stata collocata all'interno di una struttura sanitaria". Proprio una badante ha raccontato di aver visto l'anziana il 24 marzo (in quella data, quindi, era ancora viva), quando solo per un giorno l'ha accudita, ma poi se ne è andata per "la sostanziale ingestibilità" dell'anziana. Quel giorno la badante chiamò la figlia e una "guardia medica", stando alla deposizione, per farle costatare "l'impossibilità concreta di prosecuzione della cura nelle forme domestiche". Il giorno dopo Rosa Fabbiano disse alla badante di non rientrare nell'abitazione, ma che lei le avrebbe consegnato all'esterno i suoi «effetti personali».

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