Omar, ucciso al lavoro nel suo bar "Un uomo buono, gentile e generoso"

Farid Soliman, amico e socio del Caffè Dandena: non potrò mai scordare la scena del pestaggio

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di Roberta Rampini

"In questi giorni abbiamo tenuto il locale aperto con la speranza che Omar uscisse dalla terapia intensiva. Sabato pomeriggio stavamo sistemando i tavoli per la serata quando è arrivata la telefonata, Omar è morto, non ce l’ha fatta". Era stato lui Farid Soliman, 37 anni, egiziano, imprenditore nel settore alberghiero, a volere il connazionale Omar Ismael, 57enne, come socio del suo locale "Dandana Caffè“, aperto un anno fa. Amico fraterno di Omar e della sua famiglia – la moglie romena e figlia di 12 anni – si fidava di lui: "Era un lavoratore instancabile, gentile con tutti" anche quando si trattava di rimproverare clienti troppo chiassosi. Come è successo l’altra sera: il 57enne ha invitato i due ucraini di 26 e 38 anni, ubriachi, ad abbassare il tono di voce e ad andare a casa. "Sopra il nostro locale vivono famiglie che hanno il diritto di dormire, non vogliamo avere problemi con il vicinato e quando vediamo qualcuno comportarsi male interveniamo – racconta Soliman –. I due ucraini venivano spesso da noi, abitano qui in paese e lavorano come operai. Martedì verso mezzanotte a un certo punto hanno lanciato una bottiglia di vetro in mezzo alla strada. Sono stati invitati ad andare a casa. Non potevo immaginare quello che è successo: ho sentito delle urla e visto che stavano prendendo a calci e pugni Omar. Lo hanno colpito con un posacenere di vetro e anche quando è caduto per terra non hanno avuto nessuna pietà, continuavano a colpire. Non dimenticherò mai le immagini di quel pestaggio". La telefonata al 112, l’arrivo dell’ambulanza e dell’automedica, le condizioni del 57enne erano gravissime. La corsa all’ospedale Humanitas di Rozzano e dopo quattro giorni di agonia la morte. "Era uno di noi, sua figlia frequenta la nostra scuola, lui era ben integrato", racconta un residente. I carabinieri della tenenza di Pero e della compagnia di Rho hanno arrestato i due ucraini per lesioni gravissime. Con il decesso di Omar la loro posizione di aggrava: dovranno rispondere di omicidio. "Altro che arresti domiciliari, devono andare in carcere e starci a lungo", aggiunge un amico. Ieri pomeriggio quando è arrivata la notizia della morte di Omar, nel luogo del pestaggio sono stati posati mazzi di fiori e lumini. Un cartello scritto a mano sulle vetrine del Dandana avvisa i clienti, "chiuso per lutto".

Il passaparola tra chi lo conosceva ha portato in via Figino molti cittadini. Strette di mano, abbracci per tutta la serata e lacrime, alcuni titolari di bar e pub hanno spento la musica in segno di vicinanza e nei prossimi giorni sarà organizzata una fiaccolata per non dimenticare e per chiedere maggiore sicurezza. "Era qui da trent’anni, aveva anche la cittadinanza italiana – racconta un amico egiziano –. Qualche settimana fa si era reso protagonista di un gesto straordinario che ci ha raccontato la polizia: aveva trovato un portafoglio con dentro una mazzetta di soldi e l’aveva portata al comando. Non lo sapevamo, ce l’hanno detto proprio oggi".

Fatali sarebbero stati i colpi alla testa con il posacenere in vetro. Il pm nelle prossime ore dovrebbe disporre l’autopsia. "La comunità egiziana starà vicina alla moglie e alla figlia". aggiunge Soliman. Poco distante, in piazza Unità d’Italia dove il 57enne viveva, un vicino di casa ricorda l’amore per la figlia, "lo vedevo spesso con lei". Anche chi non conosceva Omar si è sentito in dovere di andare al Dandana Caffè per fare le condoglianze. "Venerdì mattina c’ero anch’io in piazza davanti al municipio per chiedere controlli straordinari – dice un cittadino –. Abbiamo paura a uscire la sera, chissà se adesso che c’è stato il morto le istituzioni fanno qualcosa".

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