MILANO
"Oggi giustizia è fatta". Il desiderio è che "il bene comune e l’onestà siano i valori per una società che i nostri familiari, servendo la patria, speravano di costruire". Lo scrive Nicola Perna, che è presidente dell’associazione La Catena fondata dai genitori di Carlo La Catena, vigile del fuoco tra le vittime della strage di via Palestro, di cui Perna era cognato. Carlo aveva 25 anni; di Napoli, era l’ultimo di 5 figli e l’unico maschio. Il papà Giuseppe morì a distanza di qualche anno. Non si riprese più dalla morte del figlio. La mamma, Rita Dericoloso, è scomparsa lo scorso marzo. A 88 anni, dopo una vita trascorsa a battersi per la legalità.
Che cosa ricorda di Carlo?
"Aveva 12 anni meno di me. Io ho sposato sua sorella Raffaella, per lui ero come un fratello maggiore. Era una persona altruista, sempre pronta ad aiutare il prossimo: per questo decise di entrare nel Corpo dei vigili del fuoco. Ricordo che scegliemmo insieme la sede nell’elenco delle città disponibili: Milano, sia perché gli avrebbe garantito una buona crescita professionale e sia perché il collegamento ferroviario con Napoli era diretto. E, quando poteva, lui tornava ad aiutare i suoi genitori che gestivano una bottega di generi alimentari".
Qual è stata la prima cosa che ha pensato apprendendo dell’arresto di Matteo Messina Denaro, che è considerato tra i mandanti dell’attentato?
"Ho pensato che finalmente giustizia è stata fatta, seppure a distanza di 30 anni. Ringrazio i carabinieri, tutte le forze dell’ordine e la magistratura. Nello stesso tempo, però, questa cattura mi sorprende relativamente considerando i tanti anni di ricerche. Però questa vicenda non deve esaurirsi con l’arresto di Denaro: è solo un tassello. Molto è ancora da scoprire, come gli intrecci tra l’apparato dello Stato e la mafia. Come stavano effettivamente le cose? Cosa c’è dietro? Bisogna scavare a fondo.
Marianna Vazzana
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