Da Odessa a Milano con uno zaino: mamma e figlia in salvo dalla guerra

Olga e Anastasia hanno raggiunto la città grazie a dei benefattori. La ragazza ha compiuto 18 anni lontano da casa: "La nostalgia è troppa"

Olga e Anastasia Ruseva

Olga e Anastasia Ruseva

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Olga e Anastasia Ruseva
Olga e Anastasia Ruseva

Milano, 2 marzo 2022 -  "Quando mi sono svegliata giovedì 24 febbraio ho visto sul cellulare 6 chiamate perse. Era mio papà a cercarmi, voleva essere sicuro che stessi bene. E poi una mia amica mi ha scritto "è cominciata la guerra". Io speravo non fosse vero ma mi sono dovuta arrendere all’evidenza quando ho sentito le bombe nella mia città: Odessa", nell’Ucraina meridionale, affacciata sul Mar Nero, famosa per il suo porto e per la monumentale scalinata Potëmkin. Così Anastasia Ruseva, non ancora diciottenne una settimana fa (il suo compleanno è stato sabato 26), ha preparato uno zainetto in fretta "con le cose indispensabili. Ho rinunciato al mio pettine preferito e pure ai pantaloni più belli. E sono andata via". Dall’Ucraina ha raggiunto la Romania: "mio padre, che è rimasto nel nostro Paese, mi ha accompagnata per un tratto, poi mi sono aggregata a un gruppo di amici di mio fratello e infine ho preso un taxi".

A Bucarest si è ricongiunta alla madre Olga, quarantanovenne, avvocato di Diritto internazionale, che allo scoppio della guerra era in Turchia per lavoro. Insieme sono salite su un aereo che le ha portate fino a Milano. E ora sono ospitate in un albergo grazie al Fondo d’investimento "Art & Luxury" che ha provveduto al viaggio e, ora al loro soggiorno. "Da sempre siamo attivi in opere di beneficenza – spiega Thomas Molendini, uno dei soci –, supportiamo i City Angels e progetti nei Paesi dell’Est. Ho conosciuto Olga a Odessa nel 2019 e nei giorni scorsi mi sono subito attivato per offrire a lei e alla figlia un posto sicuro".

Mamma e figlia sono arrivate all’ombra della Madonnina venerdì 25. Il giorno dopo, Anastasia ha compiuto 18 anni. "Lontano da casa. La coscienza mi parla sempre: non riesco a essere serena sapendo che i miei cari sono in pericolo. Ho dovuto lasciare a casa anche il mio cagnolino, Leo, un bulldog francese. Però ho fatto una passeggiata, ho visto per la prima volta il Duomo di Milano e ho ammirato tanti palazzi. Sono la mia passione: studio architettura all’università di Odessa".

"La cosa più dura da sopportare è esserci dovute separare dai nostri cari. Mio marito è rimasto al fianco di sua madre, malata, e ogni volta che si sentono gli allarmi accompagna tutte le persone fragili del loro palazzo nel rifugio. Mio figlio, di 26 anni, che vive a Kiev, ha portato al sicuro la moglie e la figlia di 2 anni. Ogni giorno ci sentiamo: la mattina, appena svegli, ci mandiamo messaggi. La sera parliamo. Il nostro più grande desiderio è tornare di nuovo insieme, al più presto".  

 

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