Milano, gli studenti occupano il liceo Beccaria e dormono in palestra: la polizia fa irruzione

Il giorno prima la preside aveva impedito l’irruzione e sospeso le lezioni. La protesa riguarda la tutela psicologica, l’edilizia scolastica e la questione palestinese

Giovedì mattina gli studenti del liceo Beccaria di Milano hanno occupato la scuola. Alcuni di loro sono riusciti a entrare nell’istituto e hanno passato la notte in palestra. Il giorno precedente alcuni di loro avevano già provato ad entrare nell’istituto ma la preside Laura Gamba aveva impedito l’irruzione e sospeso le lezioni, delimitando l’assemblea studentesca nel cortile interno.

In mattinata le forze dell’ordine siano state avvertite dalla preside dell’occupazione, alcuni carabinieri e agenti della Digos hanno aperto le porte della scuola e hanno fatto irruzione allo scopo di fare entrare la preside, i professori e gli studenti che non sono in protesta. Al momento sembra esserci quindi una situazione ibrida, con parte dell’istituto occupato e la maggior parte dedicata al normale svolgimento delle lezioni.

“Alcuni studenti – ha scritto il collettivo studentesco – si sono recati in classe a fare lezione, invogliati dai professori, mentre gli occupanti si sono collocati tutti insieme nell’atrio della scuola, dove sono tuttora. La preside si rifiuta categoricamente di dialogare con gli studenti, che invece sono disponibili a trovare un accordo che rispetti le esigenze di tutti”.

L’occupazione

La decisione di occupare il Beccaria era stata decine nel pomeriggio di mercoledì a seguito di un ballottaggio tra cogestione e, appunto, occupazione. Il collettivo degli studenti ha annunciato che il 63 per cento dei voti ha scelto la seconda opzione e quindi è iniziata la fase di protesta. 

Diversi studenti, tuttavia, questa mattina hanno contestato l’esito del ballottaggio: “Non pensavamo di dover arrivare a questo punto – hanno scritto in una storia su Instagram – ma ci tentiamo a riferirvi che il ballottaggio che vi è stato girato non è ufficiale. Venite a scuola tranquillamente, adesso apriranno, si spera, i cancelli e chi vorrà far lezione salirà in classe e la farà”.

“Ci teniamo a precisare – scrivevano ieri gli studenti del Beccaria – che la nostra iniziativa non si pone contro il Dirigente Scolastico, il corpo docenti e il personale Ata; al contrario, chiediamo il loro appoggio perché i problemi di cui parleremo riguardano tuttə”.

Quella del Beccaria è la terza occupazione avvenuta a Milano nelle ultime settimane, dopo quella del liceo Virgilio e del Severi, quest’ultima finita dopo tre giorni con quasi settanta aule danneggiate e 70 mila euro di danni.

Ragioni della protesta

Le istanze portate avanti dagli studenti riguardano lo stress scolastico, il sistema basato sul merito, le precarie condizioni dell’edilizia scolastica, gli scarsi investimenti pubblici nell’istruzione e la questione palestinese.

“Viviamo tutti i giorni in un ambiente competitivo che premia il merito al posto dell’impegno, e questo ambiente sta diventando sempre più nocivo. Da un sondaggio è emerso che più del 90% degli studentə del nostro liceo soffre di stress a causa dell’ambiente scolastico”. “La nostra salute psicologica è totalmente cancellata dall’agenda della scuola, delle istituzioni e del governo, ma è un tema vitale”.

E ancora: “Al Beccaria come in tutte le scuole italiane, è quello dell’edilizia scolastica e della cronica mancanza di investimenti in questo settore. Aule fatiscenti, palestre chiuse, aule didattiche non utilizzate, strumenti informatici e didattici vecchi. Guardando cosa fa lo Stato per la scuola, abbiamo visto che l’Italia investe solo il 4% del Pil nell’istruzione contro la media del 4,7% dell’Unione Europea”.

Infine: “Sono 75 anni che si verifica un genocidio in Palestina, che da ottobre ha portato più di 18,500 morti palestinesi, tra cui bambini, donne e anziani. Il 27 Gennaio, in molti siamo scesi in Piazzale Loreto per la libertà del popolo palestinese e per mostrare la nostra solidarietà e la nostra indignazione di fronte al massacro che si sta consumando, ma siamo stati respinti dalle forze dell’ordine con violenza”.