REDAZIONE MILANO

Obbligo di mascherina, esperti lombardi: "Sì in ospedali e Rsa". Poi il ministro proroga

La moral suasion della cabina di regìa e dell’assessore Moratti: "Importante anche la vaccinazione per gli operatori sanitari". Ma il Governo decide il reintegro immediato dei no vax

Obbligo di mascherina, esperti lombardi: "Sì in ospedali e Rsa". Poi il ministro proroga

La riunione era stata annunciata per ieri pomeriggio, poi è stata anticipata alla mattina. Letizia Moratti, assessore al Welfare e vicepresidente della Regione, ha convocato la cabina di regìa degli esperti: "Ai professori Gori (Andrea, primario di Malattie infettive al Policlinico di Milano, ndr), Rizzardini (Giuliano, primario e direttore del dipartimento Infettivi del Sacco), Bonfanti (Paolo, primario di Malattie infettive al San Gerardo di Monza), Grossi (Paolo, primario degli Infettivi all’Asst Sette Laghi), Baldanti (Fausto, direttore della Microbiologia e virologia del San Matteo di Pavia), Abrignani (Sergio, professore di Patologia generale in Statale, già componente del Cts) e Colaianni (Antonio, direttore sociosanitario dell’Ats Brianza) sarà chiesto di vagliare le decisioni in merito all’uso delle mascherine negli ospedali, Rsa e unità di offerta sociosanitaria lombardi – aveva fatto sapere l’assessorato –. Saranno aggiornate le indicazioni regionali, anche in relazione alle disposizioni nazionali e al mutato contesto epidemiologico".

Della seconda parte, alla voce mascherine, non c’è stato poi bisogno, perché il pressing congiunto degli Ordini dei medici, dei sindacati degli ospedalieri e degli infermieri, di una serie di voci autorevoli che si sono alzate da tutt’Italia e anche di alcune Regioni a metà pomeriggio hanno convinto il neoministro della Salute Orazio Schillaci a firmare la proroga fino al 31 dicembre dell’obbligo di tenere i dispositivi di protezione all’interno di ospedali, Rsa e altre strutture sanitarie e socio-sanitarie. Gli esperti lombardi avevano dato già prima di pranzo una "forte raccomandazione, supportata da evidenze scientifiche consolidate, di mantenere l’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie - cioè mascherine almeno chirurgiche - nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, con particolare attenzione ai visitatori, ai lavoratori e alle situazioni di utenti in attesa di prestazioni, come ad esempio sale di attesa ambulatoriali e pronto soccorso". Lo scopo, spiegavano gli esperti, è "tutelare un percorso di ritorno alla normalità facilitando, grazie all’utilizzo dei dispositivi di protezione, l’accessibilità alle strutture e la tutela del personale".

"Prendo atto dell’autorevole parere espresso da virologi, immunologi ed epidemiologi di chiara fama internazionale – aveva commentato Moratti – e mi auguro che il Consiglio dei ministri di oggi si esprima a riguardo seguendo la linea indicata anche dai nostri esperti". Così è stato, e anzi, a dispetto del fatto che l’ipotesi di eliminare l’ultimo obbligo di mascherine sopravvissuto fosse ventilata e scatenasse proteste da giorni, il ministro Schillaci solo ieri ha svelato che "mai abbiamo pensato di non andare in questa direzione, condivisa anche con il primo ministro. Non c’è alcun ripensamento".

La cabina di regìa lombarda aveva anche "ricordato l’importanza e l’efficacia delle vaccinazioni, anti-Covid e antinfluenzale, per la prevenzione delle malattie infettive, in particolare negli operatori sanitari – aggiungeva Moratti –. Un appello a proseguire con le vaccinazioni che ribadisco e rilancio a tutti i cittadini, come fatto in più occasioni nelle settimane passate". In questo caso, le parole del “Cts lombardo“ rimarranno come moral suasion, perche il nuovo Consiglio dei ministri del presidente Meloni non ha avuto ripensamenti e ha tenuto fede all’annuncio di anticipare di due mesi, da fine anno a subito, la scadenza dell’obbligo di vaccinarsi dal Covid per il personale sanitario, con l’obiettivo dichiarato di reintegrare "quattromila persone e rimetterle subito al lavoro", ha detto il premier. Il ministro Schillaci ha sottolineato che la decisione è motivata dalla "grave carenza di personale medico e sanitario" e dal quadro epidemiologico "mutato: l’impatto del Covid sugli ospedali continua ad essere limitato e c’è una diminuzione dell’incidenza dei casi".

Numeri che d’ora in poi i non addetti ai lavori potranno monitorare su base settimanale e non più quotidiana, dato che un’altra delle prime decisioni del neoministro è stata allungare l’intervallo di diffusione al pubblico delle informazioni su contagi, decessi, ricoveri e riempimento dei reparti. La Regione si è immediatamente adeguata e ha fatto sapere che il bollettino lombardo sarà diffuso il venerdì.

Giulia Bonezzi