Non solo architetto ma grande esteta innovatore

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Daniela

Mainini*

Come riesco a far comprendere cosa abbia rappresentato Empio Malara per Milano, o meglio, per la Grande Milano? Potrei dire, ma sarebbe banale, che è stato un grande architetto e urbanista o potrei continuare dicendo che è stato il fondatore e l’animatore dell’Istituto per i Navigli, ma non sarebbe sufficiente. Potrei allora continuare dicendo che non c’era un ponte, un salto d’acqua o un lavatoio del sistema dei Navigli milanesi e pavesi, finalizzati al recupero funzionale dei canali, che Empio non conoscesse e che, dal 1998, aveva promosso il recupero dell’idrovia Locarno-Venezia passante per Milano, per la navigazione turistica tramite il Naviglio Grande e quello di Pavia. Ma Empio è stato molto di più. Prima di tutto un esteta innovatore che con tenacia e passione ha aiutato a riscoprire la bellezza e il volto di Milano quale opera d’arte. Consulente di un grande sindaco quale Carlo Tognoli, fu esteta libero di pensiero e non a caso, visti i suoi natali. Figlio di papà Nino, anarchico ribelle con la testa immersa nei sogni e nelle utopie e di Giovanna, sarta abilissima quanto cocciuta diventata prima stilista di Cosenza, saranno i compagni antifascisti a scegliere quel nome unico del loro bimbo: Empio, ripetendo ad alta voce “non pio ma non per questo malvagio”…. quanto ci avevano preso! Empio è stato anche un infaticabile scrittore, non solo insegnando lo sguardo nuovo sui Navigli quale monumento della Grande Milano, ma anche camminando nei paesaggi del Manzoni o commentando la vita di Giuseppe Meda o ancora quando ci ha insegnato quanta luce ci sia in letteratura e da ultimo, raccontando la storia dei Pollice nell’evoluzione dell’illuminazione. Ormai malato, ma lucidissimo sino all’ultimo respiro, scriveva gli articoli per Il Giorno di cui attendeva la pubblicazione con l’entusiasmo di un bambino. Venerdì scorso, nel nostro ultimo incontro, mi hai stretto forte le mani perché sapevamo entrambi che sarebbe stato l’ultima volta e mi hai detto “sono stato un po’birichino” alludendo al tuo fascino mai venuto meno, poi, rivolto alla tua ultima fatica, mi hai detto, ti chiedo scusa perché forse quest’ultimo libro non riusciremo a presentarlo. Ma che dici Empio? Lo faremo eccome, ma ora pensa a volare alto, che ti è sempre venuto bene, noi stiamo qui ancora un po’; ad amare Milano, come ci hai insegnato tu , meraviglioso mercante di luce.

*Presidente del Centro Studi Grande Milano

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