ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Non è una moschea, ma un ente: "Ospita momenti di preghiera corsi di arabo e volontariato"

Non si placano gli attacchi e le critiche allo stabile di via Buozzi a San Donato. Il Pd: "È un luogo curato dove si confezionano anche i pacchi viveri per i bisognosi". .

Non è una moschea, ma un ente: "Ospita momenti di preghiera corsi di arabo e volontariato"

Non è una moschea, ma un ente: "Ospita momenti di preghiera corsi di arabo e volontariato"

Non si placano le polemiche sulla presunta moschea di San Donato della quale l’onorevole di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato e il consigliere comunale locale Guido Massera hanno chiesto la chiusura, lamentando problemi di sosta selvaggia, ordine pubblico e sicurezza legati all’afflusso dei fedeli nei momenti di preghiera. Mentre il Comune di San Donato ha in corso dei controlli per approfondire la questione, a difesa dell’immobile di via Buozzi 33, di proprietà dell’associazione islamica Giovani per il Bene, si schiera il Partito Democratico, col segretario sandonatese Alessandro Grillo e il coordinatore del Sud-Est Milanese Abdullah Badinjki.

"Non si tratta di una moschea, ma della sede di una fondazione-ente del terzo settore, che ha acquistato e ristrutturato il locale. Invitiamo l’onorevole De Corato ad accordarsi, per far loro visita. Non c’è degrado, ma un luogo decisamente curato; non c’è insicurezza, ma una fondazione organizzata e collaborativa; non esistono parcheggiatori abusivi, ma volontari che durante il Ramadan mettono al servizio della collettività il proprio tempo per evitare qualsiasi disagio nella zona".

Lo stabile ospita momenti di preghiera, ma anche corsi di arabo per italiani e il confezionamento di pacchi viveri per i bisognosi. Il fatto che spesso i musulmani residenti in Italia si ritrovino in preghiera nei centri culturali, e non in veri e propri luoghi di culto, sI inserisce, secondo i "dem", in un vuoto normativo. "A fronte di oltre 2 milioni di musulmani residenti in Italia, sul territorio nazionale sono presenti solamente 12 moschee. Per sopperire a questo vuoto di diritto, la comunità islamica in Italia è stata obbligata ad organizzarsi in associazioni o fondazioni, affittando o acquistando faticosamente, grazie all’autofinanziamento dei fedeli, luoghi con una destinazione urbanistica necessariamente diversa da quella che dovrebbe avere un luogo di culto". Da qui l’appello alle istituzioni italiane, a far sì che i musulmani vedano garantito il diritto di culto sancito dalla Costituzione e valido per ogni credo, e al Comune di San Donato e al sindaco Francesco Squeri, affinché "si facciano garanti dei principi costituzionali e s’impegnino a portare avanti una partita di diritti, interloquendo con la fondazione. Si lavori per politiche urbanistiche inclusive e per la promozione del dialogo inter-religioso".