SIMONA BALLATORE
Cronaca

Milano, censimento rom: 2.700 'invisibili' in villaggi abusivi

Cercano di mimetizzarsi lungo le ferrovie e lungo i canali. "Servono progetti"

Nomadi a Milano

Milano, 14 marzo 2018 - Sono 2.700 solo a Milano e vivono in 134 “villaggi” spontanei, cercando di mimetizzarsi lungo le ferrovie, lungo i canali: sono i nomadi “invisibili” che Caritas Ambrosiana, con una ricerca scientifica (i dati sono stati elaborati da Patrizia Farina e Riccardo Pirovano dell’Università Milano Bicocca) ha cercato di censire per la prima volta. «L’invisibilità è una loro strategia di sopravvivenza – spiega il direttore Luciano Gualzetti – noi abbiamo voluto accendere una luce perché si trovino delle soluzioni. L’integrazione è possibile. L’accompagnamento sociale favorisce la legalità come mostrano le esperienze modello: valorizziamole». Servono progetti mirati: l’appello della Caritas che ha snocciolato ieri i dati raccolti dall’unità mobile dell’Osservatorio Rom in occasione del convegno «In-visibili». Un’indagine lunga tre anni, realizzata grazie a un’equipe di cinque operatori con uscite settimanali. Ogni insediamento è popolato da una media di 15 individui, non si supera mai la trentina, appartengono tutti alla stessa famiglia o a famiglie legate da rapporti di amicizia. Se il «pendolarismo» e la migrazione fra Milano e il Paese di origine è alto, le famiglie sono spesso spaccate: i bambini vengono lasciati ai nonni in Romania, i genitori si muovono da un paese all’altro. Villaggi che spuntano in periferia, spesso in luoghi nascosti e pericolosi per chi vi abita: tende e baracche dove spesso (nel 44% dei casi) domina il degrado.

«Si trovano ai limiti della città in zone nascoste e anche insalubri: lungo gli argini dei fiumi a pericolo di esondazione, in aree dismesse contaminate con l’amianto, nei pressi delle discariche – ha sottolineato suor Claudia Biondi responsabile dell’area Rom di Caritas Ambrosiana –. Le condizioni di vita sono molto al limite. Non c’è acqua non c’è elettricità, ci sono topi. Una realtà drammatica che sono costretti a vivere anche i minori che, benché non siano molto numerosi, hanno una frequenza scolastica, dopo le elementari, molto bassa». L’età media dei minori è di 6,5 anni. «L’integrazione è possibile ed è desiderata dagli stessi rom – l’appello di Caritas –. Non sono marziani: vanno trattati alla stregua di qualsiasi altro migrante, inseriti nelle politiche abitative comuni e sostenuti con interventi sociali continuativi nel tempo». E sul tema si scalda la politica, con Silvia Sardone di Forza Italia che attacca – «I modelli di inclusione della sinistra sono un flop», «Caritas Ambrosiana propone percorsi che diano facilitazioni ai rom per l’accesso alle case popolari» - e l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino che ribatte: «I numeri non sono assolutamente aumentati»; si dice d’accordo sull’«accesso ordinario ai servizi, contrastando ogni forma di discriminazione» ma ricorda che «va evitata qualsiasi forma di “corsia preferenziale” per l’accesso alla casa».