"Noi, equilibristi su due ruote per schivare solchi e ostacoli imprevisti"

"Noi, equilibristi su due ruote per schivare solchi e ostacoli imprevisti"

"Noi, equilibristi su due ruote per schivare solchi e ostacoli imprevisti"

"Binari, masselli che si spostano, fondi stradali difficili o tutti questi elementi messi insieme rappresentano sicuramente ostacoli non da poco per i ciclisti di città". Parole di Andrea Scagni, presidente di Fiab Milano Ciclobby onlus.

Avete affrontato la questione “binari morti“?

"Certamente. Noi siamo un’associazione ambientalista a favore della mobilità sostenibile, quindi ben vengano i tram per spostarsi. Ma dove non c’è più la minima intenzione di ripristinare un servizio che manca da anni, perché sostituito da altre linee o percorsi, non ha senso lasciare binari inutilizzati. Il problema principale per la rimozione è il costo che comporterebbe. Io penso che laddove non sia necessario mantenere il pavè basterebbe coprire i binari con l’asfalto in modo che il livello stradale sia lo stesso. Il pericolo principale è infatti rappresentato dalle sporgenze: se queste superano il centimetro, sono veramente “assassine“".

Il consiglio è sempre quello di pedalare paralleli ai binari, in generale?

"Sì, ovvio, ma non sempre è possibile farlo: chi viaggia in bici non percorre solo rettilinei e non segue sempre il tracciato del tram; deve anche svoltare. La combinazione peggiore è quando le rotaie sono incastonate nel pavè, non sempre manutenuto. E noi non chiediamo certo di toglierlo, soprattutto in luoghi di pregio, però di tenere monitorate le giunzioni: se lo spessore tra le pietre è di uno o due centimetri non succede nulla; se è di 4 cominciano i problemi, perché la ruota si incastra".

C’è un punto particolarmente problematico?

"Ce ne sono diversi. Mi viene in mente via Torino, dove in un senso (pedalando verso il Duomo, ndr) c’è troppo poco spazio per pedalare rasenti al marciapiede e bisogna stare tra i binari. Opportuno studiare un percorso ciclabile alternativo per evitare di passare da via Torino, sfruttando le strade attorno ma senza finire “imprigionati“ nel groviglio di sensi unici".

M.V.

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