Elio
De Capitani*
li insorti del ghetto di Varsavia cercavano di mettere in salvo i poeti, gli scrittori. Così fanno gli alberi circondati dalle fiamme: scaraventano lontano i loro semi. I poeti, gli scrittori erano i semi della loro pianta e avrebbero innalzato a canto la testimonianza". Così scrive Erri De Luca nel “Torto del soldato”. Cosa siamo noi artisti, in mezzo a tutti i problemi del mondo? Qualcuno ha voglia di considerarci i semi della pianta d’Italia da far germogliare? L’emergenza Covid19 ha fatto esplodere le contraddizioni del peccato originale della Repubblica verso tutto il teatro.
Una condizione eternamente provvisoria. E la precarietà che ne deriva ci vorrebbe eternamente sudditi. Vogliamo reagire con forza, puntando sull’arte e sulla lotta per i diritti, in parallelo. In Lombardia, il più martoriato dei territori, parte la cura del teatro all’aperto. Mentre noi all’Elfo prepariamo con fiducia spettacoli importanti per la stagione: uno diverso dall’altro, con tanti attori in scena, temi e testi forti, com’è caratteristica di un teatro d’arte contemporanea. Più di cento persone sono al lavoro all’Elfo per tornare ad essere produttori di immaginario, di pensiero, di arte: un capitale simbolico imprescindibile per la coscienza e la cultura della città e per il paese. Lo facciamo con reti di coproduttori: i teatri e i festival di Napoli, Torino, Catania, Lugano, con le Marche, con Genova e con Roma. Una grande, unitaria, solidale risposta alle difficoltà, la nostra forza assieme al pubblico, che ci sta sostenendo in tutti i modi. Come noi stiamo sostenendo chi è ancora più in difficoltà, come i nostri carissimi fratelli d’arte del Teatro della Contraddizione, in lotta contro la chiusura. Le profonde ferite del Covid si cureranno anche così. Insieme, uniti.
*Codirettore artistico
Teatro Elfo Puccini