"No alle guerre di religione"

L’appello di Paolo Vino sulla questione moschea che torna a infiammare il dibattito politico

Un tormentone da campagna elettorale, non la si può definire in altro modo la “questione "moschea“ a Sesto San Giovanni. A cinque anni di distanza dalla campagna elettorale che il centrodestra aveva vinto anche promettendo la chiusura del centro di preghiera di fede musulmana, la moschea di Sesto è ancora ben presente e radicata a Sesto, mentre i partiti politici si accapigliano su questioni di lana caprina. Il nuovo botta e risposta si è acceso tra il sindaco uscente, il leghista Roberto di Stefano, e il candidato del centrosinistra Michele Foggetta, con il primo che accusa l’avversario di voler portare a Sesto la moschea più grande d’Italia. Il tema è più profondo, perché Sesto San Giovanni è da oltre 20 anni un luogo di preghiera significativo per i fedeli sestesi e anche negli ultimi cinque anni, nonostante i programmi elettorali del centrodestra, la moschea di via Luini è rimasta al suo posto, in un tendone che doveva essere provvisorio, ma che nei fatti è diventato stabile.

Oggi ci si confronta su un futuro che è stato già scritto nelle sentenze al Tar e al Consiglio di Stato, che di fatto invitano le parti a trovare un accordo per edificare un centro di preghiera ridimensionato rispetto al progetto originario.

"Si tratta di una questione troppo seria per finire nel tritacarne della campagna elettorale – afferma Silvio La Corte, candidato della Sinistra alle prossime elezioni amministrative –. È seria sia per i fedeli musulmani che per tutti gli altri fedeli che vivono a Sesto San Giovanni. Il compito di chi amministra è semplicemente quello di applicare le norme e la Costituzione, tutto il resto sono chiacchiere".

Gli fa eco Paolo Vino, candidato dei Giovani Sestesi: "Guai a chi cerca di innescare una guerra di religione su un questione puramente amministrativa – dice –. Sesto è una città laica, nel senso dell’accoglimento, della convivenza e della tolleranza e una città laica significa una città dove tutti i diritti costituzionali sono non solo garantiti, ma costituiscono la stella polare dell’agire politico e amministrativo e dove i doveri sono chiari, condivisi e rispettati. Quindi, sì a un luogo di culto per i sestesi di confessione musulmana, commisurato al territorio e alle reali necessità cittadine".

Ancora più esplicito il candidato sindaco Massimiliano Rosignoli, della lista “Sesto liberale e democratica“: "La grande moschea sarebbe un’esagerazione ideologica, la verità è che bisogna offrire la possibilità di culto e di preghiera a tutte le religioni, ma con dimensioni che siano commisurate al territorio".

Ros.Pal.

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