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Neonati abbandonati, progetto 'Ninna ho': "Nostre culle per salvare vite"

Dopo l'episodio del piccolo trovato in un campo a Cormano, i partner del progetto colgono l'occasione di spiegare gli obiettivi: ridurre e arginare questo grave fenomeno, attraverso l'informazione sulla possibilità consentita dalla legge italiana di partorire in anonimato e, se la madre è in grave disagio, di lasciare in ospedale il neonato che verrà affidato a una nuova famiglia

Il neonato trovato in un campo a Cormano

Milano, 7 aprile 2015 - Il giorno di Pasquetta, un neonato è stato trovato in un campo a CormanoEra vestito con una tutina nuova, nato da 48 ore, forse straniero. Lo ha trovato una donna, mentre andava nel suo orto. A commentare l'episodio i partner del 'Progetto ninna oh' Mariavittoria Rava (Presidente Fondazione Francesca Rava) e Giovanni Rebay (Partner di KPMG S.p.A): "È con grande dispiacere che apprendiamo di questa triste notizia, solo due giorni dopo l'episodio di Giarre (Catania). Si tratta di un fenomeno che, soprattutto sotto le feste, ritorna con una tragica regolarità, anche se non rende la reale dimensione del problema, considerato tutto il sommerso".

E ancora: "Ci appelliamo ai media nazionali, territoriali, in particolare a Milano e nelle città dove sono state installate apposite culle termiche, alle Istituzioni e agli Enti Ospedalieri, affinché ci aiutino ad amplificare sempre più la conoscenza di queste possibilità per le mamme in difficoltà salvando così preziose vite". I due partner spiegano: "Il 'Progetto ninna ho' è nato proprio con l'obiettivo di ridurre e arginare questo grave fenomeno, attraverso l'informazione sulla possibilità consentita dalla legge italiana di partorire in anonimato e, se la madre è in grave disagio, di lasciare in ospedale il neonato che verrà affidato a una nuova famiglia. Ogni donna, anche se clandestina, può ricorrere alle strutture pubbliche e avvalersi del diritto all'anonimato, vivendo l'ospedale come 'luogo amico'". 

Il progetto è nato nel 2008 da un lato per informare sul diritto al parto in anonimato riconosciuto dalla legge italiana, dall'altro per offrire un'alternativa ai gesti estremi di abbandono, con l'installazione di culle salvavita nelle immediate vicinanze di ospedali italiani, collocate in piccoli fabbricati accoglienti e anonimi, collegati ai rispettivi reparti di neonatologia. A oggi le culle del progetto ninna ho sono state donate al Policlinico Federico II di Napoli, all'Ospedale del Ponte di Varese, all'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, all'Azienda Ospedaliera di Padova e all'Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze. Proprio nella culla del Careggi è stata depositata una neonata a Capodanno 2015: le festività confermano un periodo poco felice per gli abbandoni. Aderiscono al progetto ninna ho anche la Clinica Mangiagalli di Milano e il Policlinico Casilino di Roma, il primo ospedale italiano a dotarsi della "moderna ruota" nel dicembre 2006, un'apposita struttura creata per dare accoglienza e salvezza a neonati abbandonati. Qui nel febbraio 2007 è stato abbandonato un bimbo di quattro mesi, preso subito in cura dal personale medico e successivamente dato in adozione. Il progetto ninna ho prevede una campagna di comunicazione e sensibilizzazione in 5 lingue.

Leaflet, poster e locandine sono periodicamente distribuiti presso le strutture e i luoghi nei quali è presumibile possano essere visti o frequentati dalle madri in difficoltà. È inoltre attivo un sito internet con tutte le informazioni sul progetto, sulle culle termiche, sulla legislazione vigente, sugli ospedali che aderiscono all'iniziativa e la possibilità di inserire le proprie domande via web e avere risposta. Infine un numero verde (800 320 023), dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 15, si avvale di un operatore specializzato in grado di fornire prima accoglienza, ascolto, informazione e orientamento alle donne in difficoltà.