FEDERICO DEDORI
Cronaca

Nella galleria delle idee dove il futuro sfida il vento

In vent’anni centinaia di progetti testati nel tunnel del Politecnico, unico in Europa. Dal metrò di Riad al ponte sullo Stretto: qui si noleggiano raffiche a 200 kmh

di Federico Dedori

Dalle stazioni della metropolitana di Riad al nuovo stadio di Hong Kong, ma anche lo Juventus Stadium, il padiglione Italia di Expo 2015, le tre torri di CityLife, il Bosco verticale e le olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026: il mondo passa dalla galleria del vento del Politecnico di Milano. Inaugurata nel 2001 in zona Bovisa, la galleria quest’anno compie 20 anni, vissuti al ritmo di circa 120 progetti testati al suo interno ogni anno. Anche nel 2020, quando il mondo ha scoperto la brutalità del Covid-19, l’impianto si è fermato due mesi ed è ripartito in sicurezza segnando un calo di soli 20 test rispetto alle medie degli anni precedenti. L’enorme laboratorio, che ricorda un gigantesco tubo, permette di studiare l’andamento del vento intorno ai corpi grazie alle sue due gallerie del vento a "circuito chiuso", che possono generare raffiche fino a 54 chilometri orari la più grande, fino a 200 la più piccola. "A livello universitario questa struttura è unica in Europa – spiega Marco Belloli, direttore scientifico del laboratorio –. È un impianto di ricerca dalla massima versatilità, non si aspira e non si rigetta aria all’esterno".

Ma come funziona? Una volta ricevuta la consegna i tecnici riproducono e disegnano in scala un progetto per poterlo provare fisicamente all’interno della galleria. A costruire il prototipo manualmente sono degli artigiani incaricarti dal Politecnico. Una volta terminate queste fasi, si passa alla di prova: il modello viene posto all’interno della galleria e grazie a delle ventole i ricercatori iniziano a soffiare aria verso i modelli per testarne la resistenza. "Il pavimento su cui poggiano le strutture può essere alzato e ruotato di 360 gradi – specifica Belloli –. Così possiamo raggiungere tutti i lati". Sette persone lavorano nell’impianto tutti i giorni, nei momenti di test e progettazione poi si aggiungono professori, assegnisti, dottorandi e studenti.

Il laboratorio è un luogo in cui le imprese - non solo italiane - possono “noleggiare il vento“ per testare edifici, stadi e ponti ma anche treni, elicotteri e ali di aeroplani od oggetti specifici, come abbigliamento per i ciclisti o caschi da sciatore. E progetti green e di sostenibilità, ad esempio su wind energy, fotovoltaico, efficienza energetica dei velivoli. "Con il coronavirus abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare – rimarca il direttore scientifico -. Le società seguono i test tramite telecamere che abbiamo posizionato all’interno della galleria. Per gli incontri, come tutti, ci colleghiamo in streaming. La squadra ha reagito bene". Come in un museo, non tutti i modelli vengono buttati terminate la prove: "Alcune aziende ce li chiedono, altri rimangono – sorride il professore –. Così, distribuiti per il laboratorio, ci sono pezzi di mondo". Tra i tanti progetti anche il ponte sullo Stretto di Messina. "Sono venuti a testare le loro tute grandi campioni come Alex Zanardi, Elia Viviani e Alberto Contador – conclude Belloli –. Siamo a disposizione dei nostri sportivi in vista delle prossime olimpiadi di Tokyo e ovviamente per quelle invernali di Milano, e anche per i test sugli edifici che l’accompagneranno".