ANDREA GIANNI
Cronaca

Nel nome del padre: "Restituì le onorificenze. Caso legale da riaprire"

Ex funzionari e ricercatori furono condannati a risarcire cifre da capogiro. Il figlio di uno di loro, morto nel 2023, lancia un appello al capo dello Stato. "Vittima di un’ingiustizia che ha rovinato gli ultimi anni della sua vita".

Marco Mascioli ha ripreso in mano le carte sul complesso caso giudiziario

Marco Mascioli ha ripreso in mano le carte sul complesso caso giudiziario

Con un estremo e silenzioso gesto di protesta contro la Stato da cui si sentiva tradito, di cui rimane traccia solo in una stringata comunicazione nella Gazzetta ufficiale, Alessandro Mascioli aveva rinunciato nel 2018 alle "onorificenze di cavaliere, ufficiale e commendatore" chiedendo formalmente la revoca dei titoli che gli erano stati concessi con decreto del presidente della Repubblica nel 1989, nel 1999 e nel 2011. Prima di morire, nell’ottobre 2023, aveva restituito la sua tessera elettorale al sindaco di San Giuliano Milanese, suo Comune di residenza. Un funzionario pubblico finito al centro di un complesso caso giudiziario che, spiega il figlio, Marco "ha rovinato gli ultimi anni della sua vita", funestati da una condanna a risarcire 137.803 euro, una retribuzione accessoria che gli era stata attribuita come indennità di funzione dal 2003 fino al 2010, quando andò in pensione con la qualifica di responsabile dei servizi amministrativi del personale e dei servizi generali della Stazione Sperimentale per i Combustibili (Ssc) con sede a San Donato. Indennità assegnata a lui e ad altri funzionari e ricercatori con una delibera del Cda del 2002 sulla base di un Fondo per il miglioramento dell’efficienza dei servizi istituito nel 1993, finita negli anni successivi sotto la lente della Corte dei Conti e al centro di un contenzioso civile.

Una questione finora mai emersa, caratterizzata secondo gli stessi giudici da "novità e complessità", che dal 2013 ha coinvolto lui e altri 12 dipendenti di enti controllati dal ministero dello Sviluppo economico - le Stazioni Sperimentali per l’Industria dei settori cartario, tessile, dei combustibili e degli oli e dei grassi - privatizzati nel 2011. La nuova realtà "titolare di funzioni di interesse pubblico generale" creata per acquisire i centri per la ricerca e l’innovazione, una volta completata l’operazione che ha "privatizzato" anche i rapporti di lavoro, ha chiesto di restituire quelle somme che, secondo la società, in passato erano stata assegnate in maniera "indebita". Gli ex funzionari si sono difesi, sostenendo la legittimità dell’emolumento che sarebbe servito per livellare la retribuzione tra i dipendenti ministeriali e quelli degli enti controllati. I giudici, in primo grado e poi in appello, hanno accolto però le istanze della ricorrente, condannandoli quindi a risarcire cifre da capogiro. Mascioli, negli ultimi anni della sua vita, ha dato fondo ai risparmi per rispettare le sentenze e versare il dovuto, proseguendo in parallelo la sua battaglia attraverso lettere al ministero, al presidente della Repubblica e all’ex ministro Bersani chiedendo di "porre rimedio all’evidente ingiustizia". Il dicastero, nel 2023, rispose proclamando la sua "estraneità" e avvisando che "non verranno prese in considerazione" altre istanze analoghe. "Siamo stati abbandonati dal ministero – spiega un altro ex funzionario, che ha dovuto risarcire 101mila euro – quando tutte le decisioni sul trattamento accessorio erano state approvate dall’ente, alla luce del sole". Una battaglia che ora è portata avanti dal figlio, Marco Mascioli. Ha ripreso in mano le carte sulla vicenda giudiziaria, ha scritto a sua volta alla presidenza della Repubblica che ha rimpallato la questione al Mimit, sottolineando che "si è già espresso in via definitiva il giudice competente" e il caso, quindi, è chiuso. "Le sentenze sono definitive – spiega Marco Mascioli – ma chiediamo che venga fatto un approfondimento ed eventualmente una revisione sulla base delle anomalie emerse. Mio padre, un lavoratore onesto che ha speso la sua vita professionale per lo Stato, ha lasciato questo mondo con il tormento e nella consapevolezza di lasciare al suo unico figlio la questione aperta".