
Clienti domenica mattina nel centro commerciale diffuso CityLife (Newpress/Fasani)
Milano, 12 novembre 2018 - Favorevoli o contrari alle aperture domenicali di negozi? Basta girare negli iper la domenica per avere una risposta - silenziosa ma palese - dai clienti. Tutti i milanesi sentiti dal Giorno ieri, in giro per shopping tra CityLife e Piazza Portello, sono contrari all’obbligo di chiusura domenicale pensato dal governo. Portello è una piccola città-shopping con circa 40 fra negozi, bar e ristoranti, aperti anche la domenica dalle 9 alle 21, con un ipermercato che alza le serrande alle 8. Massimiliano Divito, a passeggio con la sua ragazza, ragiona così: «Le aperture domenicali allineano Milano alle abitudini commerciali delle altre metropoli europee. Sarebbe anacronistico tornare indietro. Anche perché esistono valide alternative. L’e-commerce, coi suoi negozi virtuali aperti 24 ore su 24 per 365 giorni».
E i dipendenti dei centri commerciali cosa pensano? Qui arriva la sorpresa. La proposta di legge del Movimento 5 Stelle per regolamentare le aperture e chiusure delle attività commerciali non pare accendere l’entusiasmo di chi sarebbe direttamente interessato al provvedimento. «Preferisco avere il giorno libero di mercoledì. Se avessi bisogno di andare dal medico la domenica non potrei fissare l’appuntamento. Poi all’estero, dove ho vissuto per anni, è normale trovare ovunque aperto nei festivi e nessuno si scandalizza», rincara la dose Simone Stagnitto di Panini Durini dentro CityLife, il «più grande distretto urbano dedicato allo shopping in Italia» con supermercato dalle 8 alle 22, venti ristoranti aperti dalle 9 alle 23 e 80 negozi fino alle 21, oltre al cinema.
Anche una commessa in un negozio della catena Erbolario, pur chiedendo l’anonimato, rivela che non è contraria alla rinuncia al riposo nel weekend: «È giusto offrire un servizio in più ai clienti e per un lavoratore, attraverso “bonus” nel salario, può essere un modo per mettere da parte soldi. Il vero problema sono le condizioni di lavoro: preciso che non è il caso della mia azienda, ma altri assumono come stagisti ragazzi pagati 400 euro al mese per un full time. Un trucco per evitare l’applicazione dei contratti del commercio».
La dipendente, 34 anni, ha in tasca una laurea in Filosofia, è caustica sulla querelle fra il sindaco Giuseppe Sala («Se ad Avellino vogliono tenere chiuso facciano pure») e il vicepremier Luigi Di Maio («sindaco fighetto del Pd»): «Una polemica puerile che esula delle questioni da risolvere. Una politica seria dovrebbe mettere il problema del lavoro in cima alla sua agenda, ma nessuno lo fa». Matteo Tempesta, titolare dell’enoteca “Svinazzando”, spiega che frenare gli orari di apertura è «controproducente». I motivi? Tre, secondo lui: «Per il fatturato delle aziende, la domenica si fanno incassi importanti; per i disagi ai clienti che gradiscono poter fare la spesa nei fine settimana; e soprattutto per gli effetti deprimenti sui livelli di occupazione. Se dovessi chiudere la domenica io dovrei fare a meno di due dipendenti. E sarebbe una scelta obbligata anche per tante altre attività».