
Bar Elita a Milano (Newpress)
Milano, 17 settembre 2019 - La guerra dei decibel si è combattuta in via Corsico, una stradina lastricata che collega via Vigevano all’Alzaia Naviglio Grande, in piena movida. A spuntarla, almeno per il momento, sono stati i titolari dell’Elita Bar al civico 5, che hanno ottenuto dal Tar il placet ad accogliere i clienti fino alle 2 di notte anche nei tavolini esterni: secondo i giudici, infatti, i tecnici dell’Arpa avrebbero fatto confusione nell’interpretazione dei dati legati alle emissioni di rumore e non avrebbero tenuto conto di quanto stabilito dal Documento di Classificazione acustica del Comune; tanto che l’amministrazione di piazza Scala e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale sono state condannate a versare 4mila euro di spese di giudizio. La vicenda inizia nell’ottobre del 2017, quando la società che gestisce l’Elita Bar invia a Palazzo Marino una «comunicazione di modifica delle condizioni di esercizio» rispetto alla Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) presentata tre mesi prima. Il cambiamento riguarda, da quanto emerge dalla sentenza, l’occupazione di suolo pubblico con tavoli e sedie per 38 posti e il conseguente maggior impatto acustico generato dal locale. Il 15 marzo 2018, la Direzione Mobilità, ambiente ed energia del Comune, sulla base dei rilievi effettuati da Arpa, dà il via libera all’utilizzo di impianti di diffusione sonora e all’occupazione di suolo pubblico solo nel periodo di «riferimento diurno», dalle 6 alle 22. In sostanza: stop agli avventori fuori dal locale in orario notturno, dalle 22 alle 2, «diversamente da quanto consentito ad altri sei esercizi commerciali operanti nella stessa via». La società presenta ricorso al Tar, che il 21 giugno 2018 dispone la sospensiva cautelare dei provvedimenti e ordina alle parti nuove valutazioni.
L'esito della riunione del 13 luglio lascia tutto invariato: Arpa conferma «un superamento in periodo notturno del valore limite di emissione della classe III (45 decibel) della Classificazione acustica del territorio del Comune di Milano». A questo punto della storia, urge un inciso sulla Classificazione acustica, uno strumento che gli enti locali adottano per «il governo delle variabili che incidono sul clima acustico» della città. Quella in vigore all’ombra della Madonnina, in linea con la normativa nazionale, ha diviso nel 2013 la metropoli in zone acusticamente omogenee, alle quali è associata una classe determinata tra le sei previste. Via Corsico rientra nella classe III, che comprende le cosiddette «aree di tipo misto», con presenza di traffico veicolare, media densità di popolazione e presenza di attività commerciali e uffici. Per questa classe, i livelli-limite di emissione (rumore provocato da una sorgente con misurazione effettuata vicino alla sorgente stessa) e immissione (rumore generato da una sorgente sonora e misurato in prossimità dei ricettori) sono fissati rispettivamente a 50 e 45 decibel.
Tornando al caso dell’Elita Bar, Arpa, come messo nero su bianco nel parere inviato al Comune, ha sì rilevato un valore di immissione di 56,1 decibel, ma ha poi messo in relazione quel dato col «valore limite di emissione previsto per la classe III ( 45, ndr )», inducendo i giudici del Tar a definire «poco chiaro» il passaggio. In realtà, nell’interpretazione del Tribunale, c’è un aspetto che supera queste discrepanze. Nella relazione tecnica allegata al documento di Classificazione acustica, si specifica che «le strade, i sedimi ferroviari, i fiumi e i Navigli non sono stati classificati». Se ci aggiungiamo che, da Codice della strada, il marciapiedi è «parte della strada», allora «deve concludersi che il plateatico ( l’area esterna dove sono sistemati tavoli e sedie, ndr ), in quanto parte della strada, in base al Documento di classificazione acustica non è classificato a tale fine». Tradotto: non essendoci un limite, non si può parlare di valori oltre la soglia. Conclusione: provvedimenti annullati .