Navigli, due accoltellati alla schiena. Il più grave: voglio incontrare chi mi ha salvato

Feriti un assistente universitario brianzolo e uno studente tedesco. I testimoni: l’aggressore ha urlato “Lascia stare mia sorella”

L'area dove si è verificata la duplice aggressione

L'area dove si è verificata la duplice aggressione

Milano - È la prima cosa che ha detto a chi è riuscito a parlarci ieri mattina per pochi minuti, mettendo insieme i confusissimi flash del post-aggressione: "Un uomo mi ha aiutato a mettermi in salvo, mi ha dato il suo maglione perché avevo la camicia strappata e ha provato a fermare un taxi per farmi accompagnare in ospedale". Quel maglione insanguinato ora ce l’hanno i genitori di Francesco (nome di fantasia), il ventisettenne brianzolo che dopo aver studiato Architettura all’Accademia di Mario Botta a Mendrisio si è trasferito in Germania per lavorare (a Monaco di Baviera) e insegnare (come assistente universitario nel polo accademico di Lipsia): "Vogliamo rintracciare quella persona per ringraziarla di quanto ha fatto per nostro figlio", l’appello che il papà, che preferisce mantenere l’anonimato per tutelare Francesco, ha deciso di lanciare dalle colonne del Giorno.

Sono ore di comprensibile apprensione per i familiari del ventisettenne, accoltellato alla schiena la scorsa notte nell’area del parcheggio esterno del Rocket Club lungo l’Alzaia Naviglio Grande: il fendente alla schiena gli ha perforato un polmone, anche se i primi bollettini medici hanno subito scongiurato il pericolo di vita e per fortuna ridimensionato la gravità del quadro clinico. "Ci hanno detto – prosegue il genitore – che dovrebbe restare sotto osservazione ancora per quattro-cinque giorni: speriamo che tutto vada per il meglio e che possa tornare presto alla sua vita".

Sul raid, che ha coinvolto anche lo studente tedesco di 26 anni L.E. (ferito in maniera meno preoccupante qualche secondo prima e ricoverato in codice giallo all’Humanitas di Rozzano), stanno indagando i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Magenta e gli specialisti del Nucleo investigativo del Comando provinciale di via Moscova: è caccia a un cinquantenne italiano, così è stato descritto da chi ha assistito al blitz violento, "trasandato, farneticante e in evidente stato di alterazione psico-fisica"; sulla scena c’era anche una donna, che ha acceso la prima discussione e che a detta dei testimoni potrebbe avere un legame di parentela molto stretto con il ricercato.

Stiamo alla cronaca, secondo quanto finora ricostruito dai militari. Con un antefatto: Francesco e un gruppo di colleghi e studenti sono in città da qualche giorno per una breve vacanza-lavoro all’ombra della Madonnina. Giovedì è l’ultimo giorno di una trasferta che ha portato i risultati sperati. Così la comitiva decide di andare a cena in un locale sui Navigli e di allungare la serata al Rocket Club, distante solo qualche centinaio di metri: "Mio figlio mi ha raccontato che ci sono arrivati a piedi", aggiunge il padre. Alle 4 il locale chiude. All’esterno, riferiranno alcuni dei ragazzi, c’è una donna che si muove nervosa: qualcuno dice che nel corso della serata sarebbe stata mandata via dalla discoteca. A un certo punto, si avvicina ad alcune studentesse del gruppo, accusandole di averla derisa; loro non capiscono quello che sta dicendo perché non parlano italiano e rispondono con frasi in inglese. Lei si altera ancora di più e continua a inveire.

È in quel momento che interviene Francesco, che cerca di tranquillizzare la donna e di spiegarle che le ragazze non comprendono il suo sfogo. Lei lo affronta minacciosa e lo colpisce all’improvviso, prima con uno schiaffo e poi con una testata in pieno volto che gli provocherà la rottura di un dente. Arriva il ventiseienne tedesco in difesa del suo professore, ma poco dopo sente qualcosa che l’ha trafitto alla spalla: qualcuno l’ha accoltellato. Si volta e vede il cinquantenne con gli occhi spiritati, che poco dopo si avventa su Francesco, sferrandogli un fendente alla schiena: "Devi lasciar stare mia sorella", lo sentono urlare, facendo pensare a tutti che i due siano fratelli.

L’assistente universitario tenta di allontanarsi per sfuggire alla furia dell’uomo, ma la coppia lo insegue: riesce a salire su un ponticello e ad arrivare sull’altra sponda del Naviglio Grande, in Ripa di Porta Ticinese, rifugiandosi in un parchetto. Nel frattempo, pure un altro docente si ritrova stretto nella morsa dei due aggressori: sosterrà che pure la donna impugnava una lama. Francesco perde molto sangue quando incontra l’uomo misterioso che gli va incontro: non ha più la camicia, se l’è strappata per divincolarsi dalla morsa del cinquantenne. Lo sconosciuto si leva d’istinto il maglione e glielo mette addosso, poi cerca di fermare un taxi che però tira dritto e resta accanto per tutto il tempo, facendogli forza.

Poi le sirene di ambulanze e auto mediche e l’intervento dei sanitari di Areu: il primo a essere soccorso alle 4.36, nel parcheggio del Rocket Club, è il ventiseienne tedesco, accompagnato all’Humanitas; il secondo è Francesco, nove minuti dopo, trasportato d’urgenza al Policlinico per la copiosa emorragia. I carabinieri iniziano a raccogliere le prime testimonianze e a scrutare se in giro ci siano telecamere di sorveglianza che possano rivelarsi utili alle indagini: i filmati potrebbero dare indicazioni fondamentali sull’identità del cinquantenne italiano; l’impressione è che il cerchio possa chiudersi in tempi relativamente brevi. Intanto, però, ora tutta l’attenzione è concentrata sul Policlinico, dov’è ricoverato l’architetto di 27 anni. Appena si riprenderà, sappiamo già cosa farà: cercherà l’uomo che l’ha visto in estrema difficoltà e si è immediatamente avvicinato per dargli una mano e sorreggerlo mentre stava per perdere conoscenza. E forse, aggiungiamo noi, è stata proprio quella presenza a scoraggiare l’aggressore e a metterlo in fuga, evitando che potesse infierire sull’assistente universitario e procurargli danni ancor peggiori.

 

 

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