Era una famiglia che gestiva un mobilificio a Cusago solo in apparenza. Dietro, c’era un giro di narcotraffico internazionale e riciclaggio. L’operazione dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano, con il supporto del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata e l’ausilio di unità cinofile "cash dog", ha portato a tre fermi di indiziato di delitto e al sequestro di disponibilità finanziarie e denaro contante per oltre 6 milioni di euro. Una complessa attività investigativa, supportata dalla rete antimafia "On" della Commissione europea, che ha consentito di fare luce su un traffico internazionale di stupefacenti con base a Milano e nel Nord Italia. Il denaro, provento del traffico di droga, veniva contato e confezionato in sacchetti della spesa, all’interno di un appartamento a Milano, per poi essere trasferito a una società di Vicenza. I soldi venivano riciclati con il sistema "hawala", parola araba che significa "scambio", "trasformazione", basato su fiducia e parole d’ordine tra mediatori e senza il coinvolgimento di istituzioni finanziarie, per non lasciare tracce. Gli "hawaladars", gli agenti di fiducia, si riservavano un margine di profitto dal 2% al 5% delle somme oggetto di riciclaggio ed erano ben inseriti in una rete strutturata di corrieri.
Durante le indagini, a Vicenza, all’interno di una azienda orafa, i finanzieri hanno inoltre sorpreso due cittadini macedoni di 27 e 37 anni che trasportavano banconote dai 5 ai 500 euro per circa 200mila euro, riposti in 19 involucri di cellophane. I due corrieri hanno scambiato per dipendenti della ditta due ispettrici in borghese della Finanza, impegnate a pattugliare l’esterno dell’azienda, chiedendo loro di entrare all’interno del capannone, dove i due macedoni sono stati bloccati e arrestati in flagranza di reato.