
Il capannone dove si è consumata la tragedia e, nel riquadro, la vittima Paolo Tamburini
Paolo Tamburini, 50 anni, era un ingegnere meccanico di lunga esperienza. È morto stritolato da un ventilatore industriale che stava collaudando. Si era laureato al Politecnico di Torino, poi era entrato all’Iveco per un anno, dove aveva sviluppato la tesi sperimentale. Dal 1996 lavorava alla Prisma Impianti, società che si occupa di automazione con sede in provincia di Alessandria. Era un project manager, una di quelle figure centrali per la preparazione delle offerte tecniche ed economiche, per gli studi di fattibilità, per la progettazione degli impianti. Ventisei anni nella stessa azienda, viveva a Novi Ligure con la moglie Daniela e le due figlie piccole.
Ieri pomeriggio l’ingegnere, classe 1973, stava effettuando dei lavori di manutenzione alla Acovent srl di Senago, impresa che progetta ventilatori assiali e ventilatori centrifughi industriali. Probabilmente stava effettuando un collaudo su uno di questi impianti, quando ne è stato risucchiato. Non c’è stato niente da fare nonostante i soccorsi, chiamati poco dopo le 14 dai colleghi: sono stati loro a trovarlo per primi senza vita dopo che si erano preoccupati dal fatto di non vederlo tornare. Quando gli operatori sanitari sono arrivati davanti al grande ventilatore industriale di circa 4 metri per 4, il progettista era già morto.
La procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti. Nella ditta di via Cavour, sono arrivati gli agenti della polizia locale, che dovranno ricostruire la dinamica dell’incidente sul lavoro, i vigili del fuoco, per estrarre il corpo dall’impianto, e i carabinieri della compagnia di Rho.
La pm di turno Cecilia Vassena ha disposto l’autopsia e il sequestro del macchinario. Oltre agli uomini del comando di Senago, è al lavoro anche la squadra di polizia giudiziaria del dipartimento “Tutela del lavoro“, guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano, a cui spetta il compito di svolgere le indagini. Cordoglio da parte del Pd regionale, che richiama alla necessità di intensificare i controlli. "La commissione regionale d’inchiesta sulla sicurezza sui luoghi di lavoro deve monitorare le condizioni di lavoro in Lombardia e avanzare proposte per migliorarle – ha commentato Roberta Vallacchi –. Nessuno dovrebbe più morire di lavoro. Bisogna intervenire per porre termine a una tragedia che sembra non avere fine. Come ha segnalato anche la Corte dei conti, i controlli oggi non sono sufficienti".