
Una notte di ordinaria movida nella zona di corso Garibaldi
Milano, 17 luglio 2021 - È caos regole sulla movida in corso Garibaldi. Premessa: il tratto compreso tra via Moscova, largo La Foppa e via Marsala è destinato a restare un unicum in Italia. Mentre nel resto di Milano e del Paese i paletti sugli orari sono saltati col passaggio in zona bianca, gli esercizi commerciali che popolano quel minuscolo (quanto centralissimo) pezzo di città dovranno invece rispettare norme diverse dagli altri. Tuttavia, non si sa con esattezza quali, da quando e per quanto. L’ultimo provvedimento giudiziario su una vicenda destinata a fare a suo modo storia nell’eterna contrapposizione tra il diritto alla quiete dei residenti e quello al divertimento lascia infatti spazio a diverse interpretazioni. Partiamo dalla certezza: ieri un’ordinanza cautelare del Consiglio di Stato ha negato ai gestori dei bar lo stop temporaneo alla sentenza del Tar che due mesi fa bollò come "troppo morbida" l’ordinanza del 12 novembre 2019 del sindaco Giuseppe Sala, che aveva imposto ai bar di corso Garibaldi di svuotare i tavolini all’esterno e non vendere alcolici tra mezzanotte e le 6 del weekend. Allo stesso tempo, però, i giudici di Palazzo Spada hanno spiegato che quella stessa misura – superata a inizio giugno 2021 da un’altra ordinanza più restrittiva che ha esteso i divieti all’intera settimana, con vendita di alcolici vietata dalle 22 e dehors chiusi a mezzanotte – "parrebbe realizzare un equo e ragionevole equilibrio tra i contrapposti interessi".
Cosa succede ora? Tornerà in vigore il primo provvedimento (niente alcol e dehor da mezzanotte alle 6 nelle notti tra venerdì e sabato e tra sabato e domenica) o verrà reintrodotto quello delle 22? La palla passa a Palazzo Marino, che sceglierà sulla base delle indicazioni che arriveranno in queste ore dall’Avvocatura comunale. Non è escluso che tutto resti momentaneamente in stand by, in attesa della pronuncia di merito e visto che ci sono altri ricorsi pendenti sulla questione; e d’altro canto una posizione attendista avrebbe comunque i giorni o le settimane contate, considerato che non si può aspettare l’ultima puntata di una battaglia destinata a durare ancora a lungo per decidere cosa fare. In sintesi, quel tratto di corso Garibaldi si è trasformato in un vero e proprio rompicapo da azzeccagarbugli. Un rompicapo che a questo punto va scomposto pezzo per pezzo. La storia, che ruota attorno alle annose proteste degli inquilini del condominio di corso Garibaldi 104 per "l’insostenibile inquinamento acustico" generato dalla movida, vive un primo snodo nel 2019, quando il Tar accoglie il ricorso dei residenti contro il silenzio opposto dall’amministrazione alla richiesta di "ordinanze contingibili e urgenti". Palazzo Marino fa sapere che l’adozione di provvedimenti straordinari non sarebbe coerente con il principio di proporzionalità tra le "esigenze" economiche dei titolari dei locali e il diritto "al riposo e alla quiete" dei cittadini; anche perché "non si può ascrivere direttamente l’inquinamento ambientale accertato" ai locali.
Tuttavia, in quelle righe non c’è nemmeno un cenno alla relazione stilata da Arpa il 19 aprile 2019 sulla base di una serie di rilevazioni effettuate nei mesi precedenti. Quel report fotografa una situazione fuori controllo: un livello sonoro pari a 77 decibel nelle notti tra venerdì e sabato, con uno sforamento di 22 rispetto al consentito. I tecnici precisano: "Dal sito di misura, il contributo più rilevante è determinato dal contributo antropico dei passanti e degli avventori dei diversi plateatici dei locali pubblici presenti sul corso e in largo La Foppa". L’amministrazione si muove comunque: vengono presi contatti coi gestori di bar e pub per trovare la quadra. Poi arriva la pandemia, e tutto finisce in sospeso. Il 22 maggio 2020, il Tar ordina nuove verifiche ad Arpa. La relazione arriva l’11 settembre, a valle del monitoraggio estivo: i decibel sono 76, con picchi di 80 tra mezzanotte e le 2. Tutto come prima. E arriviamo all’ordinanza del 12 novembre, che introduce il divieto di asporto di alcolici nei weekend da mezzanotte alle 6; stop anche all’utilizzo dei plateatici nelle stesse ore, mentre resta consentita la consumazione all’interno. La misura ha una scadenza: "Sino a successiva rilevazione da parte di Arpa che accerti la riduzione delle immissioni acustiche nel limite dei parametri massimi consentiti". Tutto finito? No, perché a metà maggio 2021 il Tar annulla il provvedimento, ritenendo "ingiustificata" la decisione del Comune di limitare i divieti solo ai fine settimana e alla fascia ora ria tra mezzanotte e le 6, visto che Arpa ha rilevato valori fuorilegge già dalle 22.
Conclusione: "Il provvedimento contestato non solo non ottempera alle sentenze, ma integra una violazione delle relative prescrizioni". Due settimane dopo, ecco l’ordinanza sindacale che prende atto di quel verdetto: stop all’alcol dalle 22 e ai dehor dalle 24, tutti i giorni della settimana. Seguono le levate di scudi dei commercianti e le reazioni entusiaste dei residenti di altre zone della movida, pronti a seguire l’esempio dei pionieri di corso Garibaldi 104. Adesso è arrivato il parere del Consiglio di Stato, che ha sì negato ai commercianti (spiegando peraltro che non sarebbero legittimati a intervenire nella causa) l’alt temporaneo alla sentenza che ha imposto l’ulteriore giro di vite anti-rumore, aprendo però alla prima soluzione meno punitiva. Tutto da rifare. O quasi. massimiliano.mingoia@ilgiorno.net, nicola.palma@ilgiorno.net