Milano, donna morta dopo liposuzione. "Agonia di 9 mesi" / VIDEO

La 34enne dalla Romania al capoluogo lombardo per farsi operare. Indagato il chirurgo

Una sala operatoria (Ansa)

Una sala operatoria (Ansa)

Milano, 13 aprile 2018 - Voleva solo perdere qualche chilo, è morta dopo un calvario atroce. Su consiglio di una amica era arrivata a Milano per una liposuzione, ma dopo l’intervento un’infezione terribile che nessuno è riuscito a contrastare l’ha portata in nove mesi alla morte.

È la storia tragica di Ana Maria Cracium, una 34enne romena deceduta due giorni fa in un hospice di Orzinuovi, nel Bresciano, ma che lo scorso 5 luglio, si era fatta operare al «Centro di chirurgia plastica ed estetica», in realtà uno studio-appartamento a due passi dal tribunale, gestito dal medico chirurgo Mattia Colli, ora indagato per omicidio colposo. Sul web il 31enne professionista (sui cui titoli sono in corso accertamenti) si descrive come «autorevole esperto in campo di rigenerazione dei tessuti con cellule staminali da tessuto adiposo» e spiega che «esercita presso la struttura SHB Clinic situata nel cuore di Lugano», in Svizzera. Dopo la denuncia presentata dal compagno di Ana Maria, assistito dall’avvocato Laura Gravina, ieri i carabinieri sono entrati nei locali della palazzina in via Podgora («la clinica nel cuore di Milano», viene descritta sul sito) il medico stava effettuando proprio una liposuzione e diversi erano i pazienti in attesa.

La donna romena aveva deciso di sottoporsi ad una liposuzione ai fianchi, all’addome e alle gambe, ma appena dimessa, stando a quanto ricostruito nella denuncia, si era sentita male con febbre e convulsioni. Dopo essere rimasta alcuni giorni in una stanza d’albergo a Milano, col compagno era poi tornata in Romania dove sarebbe già arrivata però in gravi condizioni. Ricoverata più volte a Bucarest, stando alla denuncia le era stata diagnosticata una «fascite necrotizzante», il cosiddetto «batterio mangiacarne» e le sue sofferenze si erano ulteriormente aggravate. A quel punto, dopo un’odissea sanitaria che gli inquirenti stanno tentando di ricostruire con maggior precisione, la giovane era stata trasferita di nuovo in Italia per un tentativo di cure alla Fondazione Poliambulanza di Brescia, dopo vivono amici della coppia, ma dove i sanitari, preso atto che l’infezione di cui soffriva Ana era ormai inarrestabile, avevano consigliato il suo ricovero nell’hospice di Orzinuovi dove la giovane è morta.

La salma, su disposizione della magistratura, è stata portata agli Spedali civili di Brescia. «Aveva un’infezione devastante nelle parti basse del corpo», ha chiaritol’avvocato Gravina. A breve, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luisa Baima Bollone, verrà fissata l’autopsia per chiarire le cause della morte e tra i periti saranno nominati anche un chirurgo plastico e un infettivologo. Le indagini dovranno anche verificare se nel contesto dell’operazione chirurgica siano state rispettate tutte le prescrizioni igienico sanitarie.

 

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