Montanelli, statua ripulita. Ma è polemica

Sala: "Resta dov’è. Se no bisognerebbe pensare anche a piazzale Cadorna". Berlusconi: "Oltraggiato un uomo libero". La Digos indaga

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La statua è stata ripulita, ma la polemica infuria ancora. Indro Montanelli continua a dividere Milano. Dopo il blitz di sabato sera dei militanti di Rete Studenti Milano e Lume, che hanno imbrattato la statua con vernice rossa e scritto "razzista" e "stupratore" contro il giornalista morto nel 2001 per i suoi trascorsi da colonialista durante la guerra di Etiopia del 1935-36, l’Amsa ieri è intervenuta nei giardini Montanelli di via Palestro e ha riportato all’antico splendore il bronzo che raffigura Indro seduto su una pila di giornali mentre scrive sulla sua macchina Lettera 22.

Intanto il sindaco Giuseppe Sala, nonostante dopo il videomessaggio di domenica sia finito nel mirino del fronte anti-Montanelli sui social, tira dritto: "La mia volontà è di tenere la statua lì dov’è. Capisco che questo non piaccia a molti. Ma temo che se si apre questo dibattito, sarebbe estensibile ad altre realtà". Ecco, il primo cittadino non vuole aprire una guerra toponomastica senza fine. Sala fa un esempio: "Una delle intitolazioni più sbagliate a Milano è la piazza Luigi Cadorna. L’avessero intitolata al padre (Raffaele Cadorna, ndr), l’avrei capito. Ma perché è intitolata a Luigi? Perché Mussolini voleva essere compiacente nei confronti di una parte dei reduci. Cominciare a eliminare la statua di Montanelli? Io non sono d’accordo, dico no a singoli atti. O c’è un percorso per cui la città decide che è il momento di ripensare alla toponomastica e ai monumenti dedicati, e io sono disponibile", oppure non se ne fa nulla.

Secondo il sindaco, in ogni caso, le priorità per la città, in questo momento, sono altre, ad esempio l’emergenza lavoro che è stata segnalata ieri pomeriggio in Triennale, alla presenza di Sala, dai lavoratori del mondo dello spettacolo.

In difesa di Montanelli, nel frattempo, scende in campo il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, per anni editore del Giornale diretto dal giornalista toscano: "Vorrei rivolgere un pensiero commosso alla memoria di Indro, oltraggiato proprio nel luogo, nello stesso giardino, in cui molti anni fa le Brigate Rosse lo avevano ferito. Un uomo libero come lui dava fastidio allora ai violenti, ai terroristi, ai comunisti e dà fastidio anche oggi a chi non crede nella nostra libertà e nella nostra civiltà occidentale". La pensa diversamente l’europarlamentare del Pd Pierfrancesco Majorino: "Sono sconcertato per la continua minimizzazione delle colpe di cui si è fatto portatore, in quello specifico momento della vita, Indro Montanelli. Colpevole vent’anni fa, per l’ultima volta, di aver risposto con sarcasmo e battutine schifose, come ampiamente da lui stesso documentato, a quanto gli veniva ricordato. E mi sconcerta l’uso della categoria falsamente storicista della ’’contestualizzazione’’".

La parlamentare di FdI Paola Frassinetti, invece, chiama in causa il Viminale: "Fratelli d’Italia chiede al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese di venire in aula a riferire sul clima di odio che si è radicato a Milano dove atti vandalici sono stati compiuti contro la sede di FdI e la statua di Montanelli".

Gli investigatori della Digos, coordinati dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili, stanno analizzando i filmati delle telecamere, anche di quelle dei varchi di accesso ai giardini di Porta Venezia, per individuare gli autori del blitz vandalico, ripreso dagli stessi autori nella sua fase conclusiva e messo in sul web. Anche in Procura c’è molta attenzione su questo episodio, come sulle scritte minatorie comparse nei giorni scorsi sui muri di Milano contro il governatore Attilio Fontana e contro Sala, perché sono, da quanto è stato spiegato, manifestazioni di un clima di tensione che si sta sviluppando dopo l’emergenza Covid e su cui bisogna tenere alta la guardia.

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