Milano, la folle notte del molestatore seriale: due aggressioni in un’ora

Ragazza pedinata dal bus 40 alla metropolitana. Arrestato 23enne

Il ragazzo di 23 anni è stato arrestato dai carabinieri del Radiomobile

Il ragazzo di 23 anni è stato arrestato dai carabinieri del Radiomobile

Milano, 12 marzo 2020 - Due aggressioni in un’ora. Prima una ventiseienne che stava rientrando a casa. Poi una ventitreenne agganciata a bordo di un autobus e pedinata fino alla banchina del metrò. La folle notte di Mahamad Abdirahman, ventitreeenne somalo (con 9 alias) pluripregiudicato per stupefacenti, resistenza, rapina, percosse e lesioni personali, si è chiusa con l’arresto per violenza sessuale da parte dei carabinieri del Radiomobile; al momento gli è stato contestato solo il secondo episodio, ma nelle prossime ore i militari risentiranno anche la prima ragazza finita nel mirino del giovane centrafricano. La ricostruzione parte alle 22.10 di lunedì: una ragazza (che chiameremo Anna con un nome di fantasia) sta rientrando a casa, in zona Quarto Oggiaro, quando viene avvicinata da una persona – che lei descriverà come un uomo con giubbotto rosso, pantaloni di tuta neri e capelli con treccine – che le impedisce di chiudere il portone; all’improvviso, il molestatore si abbassa le mutande e inizia a masturbarsi davanti ad Anna, che, terrorizzata, riesce a farsi aprire e a infilarsi nell’androne. Arrivano i carabinieri, ma nel frattempo il molestatore si è allontanato.

Passa un’ora, siamo alle 23.15, e la scena si ripete sull’autobus 40: a bordo c’è un’altra ragazza (che chiameremo Lucia), salita in zona Vialba per raggiungere la stazione Uruguay della metropolitana rossa. Lucia è seduta davanti alla porta centrale, da sola, lato finestrino. Alla fermata di via Amoretti, nella stessa zona del primo raid, sale Abdiraham, che si siede di fianco alla ragazza e inizia a infastidirla: le avances in italiano, i baci sulla mano destra della giovane, che si ritrae infastidita; il somalo insiste, la palpeggia su gambe e schiena, le dice "I love you, don’t leave me alone" e tenta di infilarle la mano nei pantaloni. Lucia si gira di scatto, riesce a divincolarsi e ad avvicinarsi alla cabina del conducente, con la scusa di chiedere la fermata del metrò più vicina. L’incubo va avanti per diversi minuti, la vittima tiene a distanza il ventitreenne, che continua a importunarla. Alla fermata Uruguay, Lucia scende, attraversa il parchetto di via Croce e imbocca la scalinata che porta al mezzanino. Poi si volta, vede quell’ombra che la pedina e per la paura sbaglia banchina, scendendo in quella direzione Sesto e non in quella Rho. Abdirahman è lì, si abbassa i pantaloni e inizia a inseguirla mezzo nudo; a quel punto, Lucia chiede aiuto a un altro passeggero, che le suggerisce di avvertire l’agente di stazione Atm. La ragazza risale e dà l’allarme al dipendente dell’azienda trasporti, che allerta sia il 112 che la security.

Lucia si dirige verso la banchina giusta, ma il molestatore non la molla: la abbraccia con violenza, la stringe all’altezza dell’addome e tenta di baciarla ancora, ma lei reagisce e riesce ad a llontanarlo a calci. Poco dopo, i vigilantes Atm bloccano il somalo, che probabilmente era sotto effetto di stupefacenti, e lo consegnano a un vicebrigadiere e a un appuntato scelto del Radiomobile, arrivati su segnalazione della centrale operativa. Abdirahman viene portato alla caserma Montebello e lì, d’intesa con il pm di turno Gaetano Ruta, arrestato per violenza sessuale e portato a San Vittore. Le indagini proseguono per accertare il collegamento col primo episodio, anche se paiono esserci pochissimi dubbi: la descrizione fornita dalla vittima e una foto scattata col cellulare, in cui si vedono chiaramente gli indumenti indossati dal ragazzo e i capelli dread identici a quelli del somalo, non lasciano spazio a troppe interpretazioni.

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