
"Bisogna impegnarci perché questa sia una stagione della contrattazione, poi ovviamente li aspettiamo alla prova dei fatti". Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, rivolta a Confindustria, ma anche al "Governo, in quanto datore di lavoro di tutti i lavoratori pubblici", ieri in piazza Duomo durante la giornata di mobilitazione nazionale indetta da Cgil, Cisl e Uil. Durante la manifestazione dei sindacati confederali, ribattezzata "Ripartire dal lavoro", a cui hanno partecipato anche Elena Lattuada e Danilo Margaritella, segretari regionali di Cgil e Uil, Furlan ha ricordato che "abbiamo tanti milioni di lavoratori e lavoratrici che aspettano un rinnovo del loro contratto, pubblici e privati. Quelli della sanità privata che, insieme a quelli della sanità pubblica, abbiamo definitivo per molti mesi i nostri eroi, è da 14 anni che aspettano il rinnovo del contratto. È una vergogna".
Un concetto ribadito anche da Paolo Giovanni Storaci, fisioterapista alla casa di cura San Pio X, in via Francesco Nava: "Durante la pandemia eravamo considerati eroi, ora siamo qui ad elemosinare un contratto che, dopo 14 anni, non ci vuole essere riconosciuto". Per rivendicare il rinnovo mercoledì, 16 settembre, gli operatori della sanità privata hanno incrociato le braccia. In Lombardia sono in attesa di contratto circa 50mila lavoratori, cioè quasi la metà del totale nazionale.
"C’era stata una preintesa di rinnovo siglata a giugno e poi non confermata da Aiop e Aris" spiega il fisioterapista 64enne. "La preintesa sarebbe stato un passo avanti perché elimina la disparità fra sanità pubblica e privata. I contratti differiscono per retribuzione: un infermiere professionale nel settore privato ha uno stipendio fra 1.200 e 1.300 euro, nel pubblico arriva a 1.600-1.800 euro. Le differenze sono anche sul fronte dei permessi e dei corsi di formazione garantiti". Un riconoscimento anche alla luce dei sacrifici dei mesi scorsi: "Quando la pandemia infuriava, nel reparto Covid, nato a metà marzo al Pio X, hanno mantenuto i turni di lavoro di 7 ore e 12 minuti. Quale rappresentante sindacale, avevo proposto di rimodulare il turno a sei ore al giorno ma la mia richiesta non è stata accolta. Eppure le condizioni erano provanti. I miei colleghi, bardati come marziani, erano costretti a indossare il pannolone e ci sono state colleghe colpite da cistite a causa della disidratazione" afferma Storaci.
Annamaria Lazzari