SIMONA BALLATORE
Cronaca

“Moovy”, il gioco che aiuta i bimbi a combattere i disturbi del linguaggio. Come funziona

Il progetto ponte tra Bicocca e Politecnico è stato già testato da 120 piccoli: sono loro a creare il tabellone

Il prototipo del gioco "Moovy"

Il prototipo del gioco "Moovy"

Milano - Un gioco da tavolo per aiutare i bimbi che hanno difficoltà e disturbi del linguaggio, come pure logopedisti e famiglie, chiamati a rendere più stimolanti e divertenti esercizi spesso ripetitivi. Si chiama “Moovy” ed è un progetto ponte nato tra l’università di Milano-Bicocca e il Politecnico, che si è aggiudicato anche l’ultima ’Switch to Product Innovation Challenge’ del Polihub, con un finanziamento da 30mila euro per accelerare la trasformazione del prototipo - già passato dalle manine dei bambini - in prodotto da distribuire su più larga scala. Mente e responsabile del progetto è Eleonora Beccaluva, che “in gioco“ si è messa per davvero: 38 anni, mamma di una bimba di due anni e mezzo, con una laurea in Psicologia alle spalle, ha lasciato prima l’Australia - dove ha lavorato come assistente ricercatore al progetto Justice Health - e poi il ’posto fisso’ in una cooperativa sociale per rituffarsi nella ricerca.

"È stato difficile tornare in Italia e reinventarmi - racconta - ho lavorato in un centro per persone con disabilità dove ho incontrato tantissimi talenti. E sono ripartita da qui: quanto è difficile farli emergere quando hanno difficoltà linguistiche? La capacità di esprimersi è fondamentale. Ho deciso di cercare uno strumento per potenziarla, per aiutare a superare ostacoli linguistici che spesso impattano sulle abilità sociali e sull’autonomia personale". Quando si è aperta una nuova finestra per un dottorato tra Bicocca e Politecnico - coordinato dai prof Franca Garzotto e Fabrizio Arosio - non ci ha pensato due volte. E ha iniziato a mettere le basi a “Moovy - la grammatica nelle tue mani“ con il suo team, che vede in campo, tra creativi, psicologi, ingegneri e designer, Mathyas Giudici, Giulia Betteli e Fabiano Riccardi.

Su un’interfaccia tecnologica tangibile si muovono pedine e statuine e si fanno esercizi. "Vuole essere un nuovo strumento interattivo per la riabilitazione di abilità linguistiche e cognitive, ci hanno già giocato 120 bambini dai 4 ai 10 anni - spiega Beccaluva -. Abbiamo lavorato a stretto contatto con i terapisti, grazie al coinvolgimento per i test di cinque centri e di una scuola, come pure di alcune famiglie". E i feedback sono stati positivi. Il primo prototipo ’in cartoncino’ è stato superato da uno in legno, che è stato creato dai ragazzi del laboratorio di falegnameria della cooperativa sociale Onlus “Fraternità e Amicizia” di Milano che si occupa di servizi per persone con disabilità. "È stato ed è un vero gioco di squadra - sorride Beccaluva -: l’obiettivo ora è trovare nuovi alleati e finanziamenti per produrlo e diffonderlo il più possibile".

 

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