Minori con disabilità, assistenza a rischio "Mesi senza educatore e ora ci risiamo"

Le scelte della Regione hanno finito con l’acuire la carenza di professionisti. Il racconto di mamma Elisa

Migration

Giambattista

Anastasio

Sua figlia è una grande appassionata di libri. Le piace scoprire le storie custodite nelle loro pagine, le piace ascoltarle, le piace quando gliele leggono. Ma negli ultimi mesi le occasioni di trascorrere del tempo insieme ad un libro si sono ridotte. È successo, in parte, tra settembre e dicembre del 2021 e in misura decisamente maggiore tra gennaio e marzo di quest’anno. In entrambi i casi ad impedire a questa bambina di 8 anni con una sindrome genetica di rimanere a contatto con le sue storie è stata la carenza di educatori professionali che seguano a domicilio i minori con disabilità gravissima, come previsto dalla misura regionale denominata B1. Un problema denunciato e analizzato su queste pagine già nei giorni scorsi e da più punti di vista. Un problema che, a differenza degli educatori, entra nelle case delle famiglie creando diverse situazioni simili a quella appena tratteggiata: "Per mia figlia i libri sono una passione e dai libri riceve stimoli preziosi per il suo percorso, per la sua formazione – racconta Elisa Schneider –. Da mamma mi sento frustrata quando questi stimoli vengono meno". Un problema, la carenza di educatori, infine acuito da quel cambio dei criteri di accreditamento deciso dalla Regione Lombardia per la misura B1. In questo senso la vicenda di Elisa e di sua figlia, esattamente come quella di altre madri già raccontate su queste pagine, è purtroppo un piccolo inventario delle difficoltà in cui si imbattono le famiglie con figli con disabilità a causa di quanto deciso in Regione. Con ordine, allora.

Per Elisa i problemi sono iniziati a settembre, quando l’associazione che seguiva sua figlia le ha fatto sapere di essere in difficoltà con il reperimento e la disponibilità di educatori professionali da mandare a domicilio. "Da settembre a dicembre – racconta Elisa – l’educatore è venuto a singhiozzo". La situazione è precipitata a gennaio, quando l’associazione – proprio come già riferito a “Il Giorno“ da altre madri – ha fatto sapere di non essere più in grado di assicurare l’educatore. "Da gennaio a marzo – spiega ancora Elisa –, mia figlia ha dovuto fare completamente a meno del suo educatore". Ed è qui che i suoi incontri con i libri e con le storie sono inevitabilmente diminuiti. Elisa lavora, suo marito anche. E hanno altri due figli. "Inevitabilmente non siamo riusciti a garantirle tutto il tempo del quale avrebbe avuto bisogno. Né abbiamo mai pensato, ovviamente, che una babysitter potesse svolgere un lavoro delicato come quello dell’educatore, per il quale occorre una formazione. Nel tempo ho potuto notare e apprezzare i progressi che mia figlia ha potuto realizzare proprio grazie al lavoro con l’educatore".

La svolta ad aprile, quando Elisa trova una cooperativa sociale in grado di garantire a lei e a sua figlia un educatore a domicilio. Sembra finita, sembra tutto risolto. Ma così non è purtroppo. Nel frattempo la Regione cambia i criteri per accreditarsi come ente erogatore dei servizi previsti dalla misura B1 e, in particolare, stabilisce che possono accreditarsi come tali solo gli enti che forniscono servizi sanitari o sociosanitari escludendo – ecco il punto – tutti gli enti dell’area del sociale. In quest’ultima categoria rientra anche la cooperativa che attualmente sta seguendo la figlia di Elisa. Risultato: "Settimana scorsa ci hanno comunicato che potranno mandarci l’educatore a casa solo fino a luglio perché poi, dal primo di agosto, non sono più titolati ad occuparsi di B1 – fa sapere questa madre –. Io mi sono messa di nuovo a cercare un ente erogatore: ce n’è 14 nell’area di Milano che è sotto la competenza dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale alla quale faccio riferimento. Ma nessuno di questi 14 è ancora riuscito a garantirmi la disponibilità di un educatore a domicilio, perché non se ne trovano, dicono".

Sembra evidente che un problema oggettivo (la carenza di educatori) è stato acuito da una scelta gestionale della Regione (escludere gli enti del sociale dall’accreditamento). "Io non capisco come non abbiano considerato i danni che avrebbero arrecato alle famiglie cambiando i criteri in corsa e concedendo un margine di tempo così ristretto – dice Elisa –. Per un bambino con disabilità gravissima è importante la continuità del rapporto con il suo educatore, non può cambiarlo ogni mese, fa fatica. E, peggio, non può rimanere senza perché perde stimoli importanti per il suo percorso". La speranza di Elisa è che sia dato seguito il prima possibile alla mozione con la quale il Consiglio regionale, in modo bipartisan, ha invitato la Giunta a concedere agli enti e alle famiglie più tempo prima che entri definitivamente in vigore il cambio dei criteri per l’accreditamento alla B1.

mail: giambattista.anastasio@ilgiorno.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro