Case popolari e patrimoni degli stranieri, il Tar: "Nessuna discriminazione"

Milano, 1 febbraio 2019 - Chiedere i documenti sul patrimonio degli stranieri nei Paesi di origine non è discriminatorio. Lo dice una sentenza del tribunale amministrativo di Milano, che ha rigettato un ricorso di una cittadina dell’Ecuador e ha accolto in pieno le argomentazioni esposte nelle memorie difensive del Comune. L’istanza chiedeva il ripristino della domanda di assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, che era stata cancellata dagli uffici del municipio. «Il Tar ha chiarito che non esiste alcuna discriminazione nei confronti dell’interessata: esclusa dalla graduatoria, in base al dato oggettivo e indipendente dalla volontà dell’autorità italiana», spiega l’amministrazione.

Non è responsabilità del Comune, insomma, se il Paese di provenienza di chi partecipa ai bandi non possiede uno strumento operativo per accertare l’appartenenza di immobili. «Il Tar supporta la decisione, ribadendo la necessita di parità di trattamento tra lo straniero e il cittadino italiano nei rapporti con la pubblica amministrazione e nell’accesso ai pubblici servizi», commentano ancora da piazza della Resistenza. «È una sentenza importante: abbiamo applicato la legge in modo regolare e qualsiasi scelta diversa discriminerebbe gli italiani», conclude il sindaco Roberto Di Stefano.

Una sentenza che si pone in antitesi con quanto stabilito dal giudice della prima sezione civile del tribunale di Milano nel “caso Lodi”, dove il primo cittadino aveva escluso dalla mensa i bambini stranieri. Anche in quel caso il regolamento imponeva alle famiglie di allegare documenti difficili da trovare nei Paesi di origine. Il tribunale aveva accolto il ricorso presentato dall’associazione studi giuridici sull’immigrazione, defininendo «discriminatoria» la condotta del Comune e obbligandolo al cambio di regolamento.