Milano, caso Padel: pronti a costituirci parte civile

Dopo l’indagine dell’Antimafia sui campi della Barona, Palazzo Marino si difende: massima collaborazione, ci tuteleremo

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Verifiche in corso, possibile revoca della concessione e costituzione di parte civile in giudizio. Palazzo Marino reagisce con una nota e preannuncia tre mosse in relazione all’indagine della Direzione investigativa antimafia (Dia) che ha portato ai domiciliari di Marco Molluso, il 39enne imprenditore accusato di un giro di false fatture i cui ricavi sono poi stati investiti nella costruzione di campi di padel nel centro sportivo Sant’Ambrogio “Lombardia 1’’ alla Barona. La Dia si è mossa perché Marco Molluso è nipote di due boss della ’ndrangheta: Giosofatto ’’Gesu’’ Molluso, condannato nell’inchiesta Infinito, e Francesco ’’don Ciccio’’ Molluso, al centro dell’indagine Nord-Sud degli anni ’90. Perché il Comune c’entra con questa indagine? Marco Molluso, secondo gli investigatori dell’Antimafia coordinati dai pm Alessandra Dolci e Silvia Bonardi, sarebbe diventato socio occulto di Paolo Gatti, gestore del centro sportivo comunale. Gatti era in contatto diretto – leggendo alcune intercettazioni – con l’assessora comunale allo Sport Martina Riva. In particolare, in un dialogo intercettato tra Gatti e Molluso si parla di un funzionario del settore Sport del Comune che sarebbe stato in predicato di cambiare dipartimento. Gatti dice al suo interlocutore: "Mi sono ca... addosso, perché se perdevamo lui eravamo nella mer... Invece l’assessore mi fa: “No, Paolo, non è vero un ca..., rimane direttore del settore Sport’’". Non solo. Quando i vigili urbani hanno sequestrato i campi da padel costruiti abusivamente rispetto alla autorizzazioni edilizie, Gatti si lamenta direttamente con la Riva al telefono: "Ieri è venuta l’Urbanistica, a vedere, sai che noi abbiamo fatto la sanatoria per il padel perché era una vecchia autorizzazione edilizia. Non so se tu sai questo particolare". L’assessore replica "no". Gatti prosegue con altri particolari sul suo operato "in sanatoria". In ogni caso la telefonata non ha nulla di penalmente rilevante e l’assessora non è indagata. Da Palazzo Marino, è uscita la seguente nota: "L’amministrazione comunale, dopo aver avuto notizia dell’inchiesta della Dia di Milano, che ha portato agli arresti domiciliari di Marco Molluso e al sequestro di otto campi di padel all’interno del centro sportivo comunale Sant’Ambrogio, ha immediatamente avviato le opportune verifiche. Gli accertamenti proseguiranno nei prossimi giorni e riguarderanno anche il rapporto di concessione in essere e la tutela della continuità sportiva del centro". Palazzo Marino preannuncia che "il Comune di Milano assicura la massima collaborazione alle indagini ed è pronto a costituirsi parte civile in giudizio". M.Min.

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