Il mistero della borsa di studio sparita per un milanese: "Ora sono nel limbo a Marsiglia"

A dicembre Lorenzo Caglioni era tra i premiati dalla Fondazione Adolfo Pini. Poi il silenzio. Accordi con un centro culturale e volo già presi ma tutto è ancora bloccato

Lorenzo Caglioni, 30 anni, di Milano nel centro culturale di Marsiglia

Lorenzo Caglioni, 30 anni, di Milano nel centro culturale di Marsiglia

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Milano - I primi di dicembre aveva ricevuto la bella notizia: Lorenzo Caglioni era tra i vincitori di una delle cinque borse di studio (la sua era del valore di tremila euro) promosse dalla Fondazione Adolfo Pini "per sostenere, promuovere e valorizzare studenti e ricercatori nei settori dell’arte e della creatività", accedendo "a un periodo di formazione o di ricerca da realizzarsi presso prestigiosi centri internazionali specializzati di tutto il mondo". Peccato che - nonostante il progetto già scritto, gli accordi presi con un centro culturale artistico di Marsiglia e dopo aver preso il volo - quella borsa di studio sia di fatto sparita nel nulla come la Fondazione, travolta dall’inchiesta giudiziaria in corso.

Oggi Lorenzo, trentenne milanese è ancora lì, nel limbo. Dopo il diploma al liceo classico Carducci, la laurea in Sociologia alla Bicocca e un dottorato di ricerca in Sociologia della Cultura e dei processi culturali tra l’università Cattolica di Milano e Londra, Lorenzo Caglioni aveva scritto - durante il primo lockdown - un libro sui quartieri creativi delle due città (“Hipster. Subcultura della crisi“) e aveva iniziato a interessarsi alle ’industrie creative’ con l’associazione ’Meraki desideri culturali’ di Dergano e con progetti a cavallo tra inclusione sociale e innovazione culturale. La ricerca marsigliese era in linea con questo percorso. "Non conoscevo la Fondazione, mi avevano segnalato il bando dall’associazione e mi sembrava una bella occasione", racconta.

"Così ho preso contatti con un centro culturale di Marsiglia molto innovativo: è in una ex fabbrica, in uno dei quartieri più poveri della Francia. Un’operazione simile a quella che è stata fatta a Base-Milano, ma molto più grande, con 400 persone che vi lavorano. Il mio è un progetto di street photogaphy oltre che di ricerca, dovrei analizzare i pubblici giovani e “importare“ buona pratiche". Ha steso il piano entro il 10 ottobre, come previsto, ha ricevuto la risposta positiva i primi di dicembre ed è stato subito “sollecitato“ a ultimare il tutto e a prendere il biglietto aereo per Marsiglia.

«Anche il centro culturale francese si è immediatamente attivato: il progetto si sarebbe dovuto chiudere entro marzo 2022, mi avevano inserito già nel loro calendario degli eventi", continua Lorenzo. Ma il telefono della Fondazione Pini intanto ha smesso di squillare e nessuno più rispondeva alle mail. Così il 16 dicembre si è presentato di persona, in Corso Garibaldi. "È chiuso. Non si è visto più nessuno", gli ha risposto il portinaio. Dei soldi - che sarebbero serviti a coprire tre, quattro mesi di progetto - nulla. Lui è partito lo stesso, attende da lì che qualcosa si sblocchi.

 "Al mattino lavoro a distanza per l’associazione di Milano, il pomeriggio faccio baby-sitting in inglese a bambini di 5 e 7 anni, è stato faticoso riuscire a crearmi una rete di contatti – racconta –. Ma avevo organizzato la mia vita per rimanere qui in questi mesi, non so cosa fare adesso e se altri giovani ricercatori siano nella mia situazione". I nomi dei vincitori non sono mai stati pubblicati. "Spero ancora – confessa – come lo spera il centro culturale marsigliese, che la situazione si sblocchi in primavera".

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