Migranti, a Milano centinaia di 'fantasmi'

L’allarme di Cisl e associazioni: fuori dai centri lavoro nero e illegalità

Dal Decreto sicurezza stretta sull’accoglienza e sui permessi per motivi umanitari

Dal Decreto sicurezza stretta sull’accoglienza e sui permessi per motivi umanitari

Milano, 11 dicembre 2018 - Per alcunila data del check out dai centri di accoglienza è già arrivata, hanno fatto i bagagli e sono usciti dal sistema di protezione diventando «fantasmi». Per altre centinaia di persone, solo a Milano, è iniziato il conto alla rovescia, dopo la stretta del Decreto sicurezza sull’accoglienza e sui permessi di soggiorno per motivi umanitari con l’obiettivo di incrementare le espulsioni e incentivare i rimpatri assistiti: una situazione che «rischia di esplodere» nelle prossime settimane, è l’allarme lanciato ieri dalla Cisl. «Usciranno dai centri e torneranno sulle strade in condizioni disumane», spiega Gilberto Mangone, segretario generale aggiunto della Cisl Milano Metropoli. «Dobbiamo contrastare questa regressione culturale - prosegue - anche attraverso scioperi o iniziative di disobbedienza civile».

Secondo le stime del Comune di Milano sono circa 900 i migranti che resteranno fuori dai centri di accoglienza della città nei prossimi mesi, che non avranno più la possibilità di ottenere la protezione umanitaria e non potranno più essere accolti all’interno del sistema di protezione per richiedenti asilo gestito dai Comuni, lo Sprar. Persone che - è l’allarme di sindacati e associazioni - finiranno per vivere di espedienti, lavoro nero o microcriminalità. «Da noi ci sono già una decina di persone che nell’immediato potrebbero perdere il diritto all’accoglienza», spiega Silvia Bartellini, presidente della coop Passepartout che gestisce il progetto Casa Chiaravalle in un immobile confiscato alla criminalità organizzata. «Seguiamo donne che hanno subito violenze - prosegue - bambini in condizioni critiche. Ogni migrante in un Centro di permanenza per i rimpatri costerà allo Stato 32.60 euro al giorno, molto di più rispetto ai 19 euro al giorno spesi per l’accoglienza diffusa».

Matteo Bove, presidente Anolf Milano e responsabile Ufficio immigrazione della Cisl cittadina, rischia di veder andare in fumo mesi di formazione con il progetto Labour Int per l’inserimento nel mondo del lavoro. «Tra le persone che partecipano al progetto uno è già stato “espulso” da un centro di Cesano Boscone - spiega - mentre altri dieci potrebbero finire sulla strada nell’immediato. Per chi ha un impiego regolare la strada più percorribile è quella di tentare di ottenere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro». Una «perdita di diritti e un aumento dell’illegalità» sottolineato anche da Luigino Pezzuolo, segretario generale Fisascat Cisl Milano. Si apre poi la partita sul futuro della struttura di via Corelli: il centro di accoglienza verrà chiuso sabato, per aprire l’unico Centro di permanenza per i rimpatri sul territorio lombardo, con 145 posti. «Intanto sono state allontanate da Milano e trasferite altrove persone che stavano andando a scuola e seguendo un percorso di integrazione», denuncia il mediatore culturale Francis Shemisi dell’associazione Aquarinto, uno dei circa 70 “professionisti dell’accoglienza” di via Corelli licenziati a causa della chiusura del Centro di accoglienza straordinaria.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro