"Mi chiamano eroe, ma io non mi sento tale Sono una persona normale e ho reagito alla situazione

"All’inizio ho avuto tanta paura e poi ho trovato il coraggio per chi chiedeva aiuto".

Il suo rapporto con il mare è cambiato?

"No, ho fatto solo un bagno da allora, non ho più la barca Gamar, non riuscivo più ad andare in mare, questa tragedia mi ha cambiato la vita, guardo il mare ma non voglio più navigare".

Quali sentimenti avete provato salvando quegli uomini, donne, bambini?

"Alcuni mi chiamano eroe ma io non mi sento tale, sono una persona normale che ha reagito di fronte alla situazione".

Cosa pensa della situazione in Italia e in Europa, dei migranti e delle ONG?

"Tanti si dimenticano che anche gli Italiani sono stati migranti in passato, non è importante da dove arrivano o che colore della pelle hanno. Le ONG vanno nel Mediterraneo per dare soccorso, ora le stanno penalizzando. Sono invece da colpire chi organizza quei viaggi con i barconi, chi con i soldi incassati dai viaggi compra armi".

Cosa faresti se tu fossi un politico italiano sulla questione dei migranti?

"Bisogna combattere le dittature dei Paesi di provenienza dei migranti; pensiamo ai nostri cellulari: per ogni telefonino viene estratto in Congo del minerale prezioso dalle terre africane e noi facciamo parte di quel sistema di sfruttamento".

Quando ha capito che non erano gabbiani che pensiero ha attraversato la sua mente?

"Tanta paura e poi coraggio per chi chiedeva aiuto".

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