MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Scippi sulla metropolitana di Milano: a caccia di borseggiatrici

Viaggio con la Polizia fra controlli, inseguimenti e trucchi. Manolesta bloccato in Centrale, da inizio anno 67 arresti

Agenti in azione

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Duomo, banchina della metropolitana linea gialla. Basta un incrocio di sguardi. Una ragazza si avvicina, chiede informazioni e intanto allunga lo sguardo verso le tasche. Sa di avere davanti un poliziotto (in borghese) e lui ha in mente quella faccia da borseggiatrice consumata, nonostante la giovanissima età. Nessuno però smaschera l’altro. Lei vuole sembrare “innocua“ e intanto cerca di capire se nelle tasche ci siano pistola o manette. Lui la scruta. Poi la tiene d’occhio mentre si mescola alla folla. Lei sale sul treno, lui la segue per poterla cogliere in flagrante. E lei, sapendo di essere braccata, scende alla fermata successiva.

La caccia ai borseggiatori

Entrambi sono spalleggiati. La squadra c’è ma è invisibile. Ognuno ha un compito. A ruoli invertiti. È l’eterna lotta tra guardie e ladri che ogni giorno ricomincia alle fermate della metropolitana: da una parte gli agenti della Polmetro, 37 tra cui due sottufficiali che lavorano su tre turni, con squadre sia in borghese e sia in divisa, dall’altra borseggiatori ma anche rapinatori, molestatori, spacciatori e vandali. Sono soprattutto i primi, i manolesta, a rappresentare un problema per i viaggiatori. Ed è così da sempre: basti dire che la Polmetro è nata nel 1987 per debellare i borseggi. "Milano è l’unica città d’Italia ad avere agenti dedicati alle stazioni metropolitane", spiega Claudio Pietro De Filippo, vicequestore aggiunto della Questura di Milano, dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico. Il presidio era inizialmente alla stazione di San Babila, nel 1994 si è spostato in Duomo mentre dallo scorso marzo è a Cadorna. Ma gli agenti vanno dappertutto, perlustrano le banchine delle fermate (le più gettonate sono quelle d’interscambio e del centro), salgono sui treni e controllano pure dai monitor della loro centrale.

Come agiscono gli scippatori

Ore 15, banchina della stazione Centrale, linea gialla: gli agenti della Polmetro bloccano un uomo nordafricano con in mano un portafoglio non suo. Lo hanno colto di sorpresa: appena si sono aperte le porte della carrozza lo hanno visto sbiancare. Si sono riconosciuti a vicenda. Lui, habituè delle banchine come le “concorrenti“ nomadi che detengono il primato tra i borseggiatori. Si muovono in gruppo, stanno sedute sulle scale a caccia di prede ed entrano in azione separandosi. La tattica classica è questa: chi sfila il portafoglio o il cellulare passa subito il bottino a una complice che poi schizza via. Tutto in una manciata di secondi. Capita poi che i portafogli svuotati vengano gettati oltre le barriere di cantieri, su binari inutilizzati, sopra le macchinette di cibi e bevande. E poi arrivano i “cannibali“ a sfruttare i documenti per truffe e altre azioni illegali. I poliziotti stanno all’erta anche per raccogliere questi bottini.

Chi sono

Dalla Centrale , il nordafricano viene accompagnato in Questura. Intanto a Garibaldi gli agenti vengono richiamati da una donna originaria della Macedonia del Nord che segnala di essere stata appena derubata. E nell’eterna lotta tra guardie e ladri, 67 malviventi del metrò tra cui borseggiatori sono finiti in manette tra il 1° gennaio e ieri. In media, uno ogni 4 giorni. Un numero che ha già superato quello del 2021, quando gli arresti totali erano stati 66. Le borseggiatrici sono spesso in stato di gravidanza, condizione che permette loro di evitare il carcere. Ma nel caso di ladri seriali, il “conto finale“ è consistente: una quarantenne bosniaca senza fissa dimora, intercettata lo scorso giugno con un controllo, deve scontare un cumulo pene di 22 anni e 3 mesi per una lunga serie di furti. Altro strumento di contrasto sono i divieti di accesso alle aree urbane emessi dal questore. E, sempre lo scorso giugno, 37 sono stati indirizzati a donne di etnia rom.