M4 al bivio: lavori, governo e Giunta per il rinvio ma i costruttori non ci stanno

La definizione del cronoprogramma della nuova linea 4 della metropolitana milanese sta assumendo sempre più i contorni del rompicapo. Il Comune e il ministero dei Trasporti sono decisi a rinviare al 2016 l’apertura dei cantieri di Giambattista Anastasio

Cantiere della Metro 4

Cantiere della Metro 4

Milano, 6 agosto 2014 - La definizione del cronoprogramma della nuova linea 4 della metropolitana milanese sta assumendo sempre più i contorni del rompicapo. Il Comune e il ministero dei Trasporti sono decisi a rinviare al 2016 l’apertura dei cantieri. L’orientamento di Palazzo Marino, condiviso dal ministro Maurizio Lupi, è noto da tempo e l’assessore comunale alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, non fa che ribadirlo: «Vogliamo evitare cantieri in corso prima e durante i sei mesi dell’Expo», al via il primo maggio del 2015 per concludersi il 31 ottobre dello stesso anno. Venti milioni i visitatori attesi in città nell’arco del semestre, se le stime saranno confermate. Nelle scorse settimane il sindaco Giuliano Pisapia era stato anche più chiaro: «Inutile bucherellare la città in coincidenza del grande evento». Questione di cartolina. Ma il rinvio dei lavori potrebbe non essere indolore. Anzi. Da qui il vertice tenutosi ieri pomeriggio negli uffici del ministero.

Il «Consorzio M4», società mista della quale fanno parte anche le imprese incaricate di realizzare la nuova linea sotterranea, si oppone alla modifica del cronoprogramma sottoscritto in origine. Ed è proprio nella contrarietà dei costruttori al rinvio che potrebbe risiedere il primo rischio per il Comune: all’orizzonte potrebbero infatti palesarsi ricorsi legali ed eventuali richieste di penali. La questione, però, non è così semplice. Proprio da Palazzo Marino sottolineano come lo stesso Consorzio abbia già mancato di rispettare una delle condizioni previste dal contratto, vale a dire: l’accordo con gli istituti di credito (Bnp Paribas, Bei e Cassa Depositi e Prestiti) che si sono impegnate a finanziare l’opera con 512 milioni di euro non è ancora stato sottoscritto. La scadenza del 20 luglio è passata invano. Tale mancanza, chiariscono ancora da piazza Scala, sarebbe già di per sé sufficiente a rescindere il contratto. Ma la rescissione sembra ipotesi remota, perché non farebbe che complicare ulteriormente la definizione dell’iter per la nuova infrastruttura. Più facile che sia fissata una nuova scadenza per il closing finanziario con le banche, quale quella di fine settembre. Una data-limite, però, c’è già ed è quella fissata proprio dal Governo nel decreto «Destinazione Italia»: se l’intesa con gli istituti di credito non sarà raggiunta entro il 31 dicembre del 2014, i 172 milioni di euro stanziati dal Cipe per coprire i costi extra generatisi dall’apertura ritardata dei cantieri (a Linate) saranno revocati. La vera urgenza è quindi chiudere con gli istituti di credito. Ma anche su questo fronte i problemi non mancano. Sì, perché le stesse banche sono restie a concedere credito per un’opera dai tempi di realizzazione così dilatati nel tempo: per completare l’intera tratta occorrono 6-7 anni di lavori. E la conta, nelle intenzioni di Governo e Comune, come detto, partirebbe solo dal 2016. Un rompicapo, appunto. Quale la via d’uscita? Il vertice di ieri a Roma è stato di fatto interlocutorio: «Tutti i nodi saranno sciolti a settembre» fa sapere Maran. L’obiettivo di Palazzo Marino per ora non cambia: «Azzeramento dei cantieri prima e durante l’Expo». Eccezion fatta, ovviamente, per quello già aperto all’aeroporto di Linate, quello per la minitratta che unirà lo stesso aeroporto alla stazione ferroviaria «Forlanini» e che, al contrario delle attese, non centrerà l’appuntamento con l’Expo.

Ma nel caso la trattativa dovesse complicarsi, non è escluso che ministero e Comune decidano di andare incontro alle richieste dei privati. Lo scenario che potrebbe, allora, prender forma è quello di limitare i cantieri alle tratte più periferiche della nuova linea. Le tratte che le talpe dovranno percorrere sono, per l’esattezza, tre: Linate-Dateo, Dateo-Solari e San Cristoforo-Solari. Una prima ipotesi allo studio prevederebbe di limitare talpe e cantieri, nel 2015, proprio alla zona di San Cristoforo. In questo caso le ricadute sulla cartolina della città e sulla viabilità sarebbero di fatto marginali in chiave turistica. Ma non è una soluzione che piace a Palazzo Marino. Il Comune, piuttosto, vuole replicare quanto avvenuto con la metropolitana 5, ovvero: procedere per inaugurazioni di singole tratte. Ecco allora che la periferia dei cantieri possibili potrebbe essere individuata lunga la tratta Linate-Dateo. Del tutto esclusa, invece, la tratta del centro (Solari). 

giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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