Mense a Milano, 5mila posti a rischio con lo sblocco dei licenziamenti

Le aziende riducono i servizi e ridiscutono gli appalti, stop alla cassa Covid. Il caso Eni

Una protesta delle lavoratrici delle mense aziendali

Una protesta delle lavoratrici delle mense aziendali

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Il conto alla rovescia è già partito, e dal 31 ottobre con lo sblocco dei licenziamenti migliaia di lavoratrici potrebbero essere lasciate a casa. Solo a Milano in cinquemila, secondo le stime dei sindacati, sono rimaste senza ammortizzatori sociali perché le settimane di cassa integrazione Covid stanno iniziando progressivamente a scadere. Una situazione "drammatica" per gli addetti alle mense aziendali a Milano, per la stragrande maggioranza donne. Nonostante la graduale ripresa del lavoro in presenza, le multinazionali stanno facendo ancora un largo ricorso allo smart working, ridimensionando il servizio o lasciando le mense chiuse, sostituite dai buoni pasto. E si ridiscutono gli appalti, con condizioni al ribasso che rischiano di tradursi in tagli di personale ed esuberi. "Da quando è iniziata la pandemia siamo in cassa integrazione a rotazione e il 24 ottobre termineranno gli ammortizzatori sociali", spiega una lavoratrice di Compass Group Italia, colosso della ristorazione che gestisce anche le mense dell’Eni a San Donato Milanese. "Ora prendo circa 600 euro al mese – prosegue – e per noi il futuro è incerto. Chiediamo al Governo attenzione per il nostro settore, perché saremo i primi a pagare per la fine del blocco dei licenziamenti". Alle mense Eni, prima della pandemia, lavoravano complessivamente al servizio di ristorazione 170 persone, per l’80% donne. Oggi il personale è praticamente dimezzato, e da un anno e mezzo si lavora a rotazione. Una media di mille pasti al giorno serviti nelle quattro mese di “Metanopoli“. Prima della pandemia erano ottomila. Il futuro dipenderà anche dal ricorso più o meno ampio allo smart working. A livello nazionale, secondo le stime dei sindacati, sono oltre 20mila gli addetti alle mense aziendali senza ammortizzatori sociali e senza nessun tipo di copertura. Ben cinquemila solo sul territorio milanese. Le settimane di cassa Covid-19 sono infatti scadute e in questo settore, se il committente non ne usufruisce, non è possibile utilizzare gli ammortizzatori sociali ordinari come la cassa Integrazione. In aggiunta, il 31 ottobre scadrà anche il blocco dei licenziamenti, colpendo settori ancora in piena crisi. "Le lavoratrici delle mense aziendali, - sottolinea Michele Tamburrelli, segretario Generale della Uiltucs Lombardia - spesso monoreddito e colpite dal part time involontario, hanno già retribuzioni molto basse". I sindacati chiedono di prorogare ulteriormente la cassa Covid e il blocco dei licenziamenti per il settore: "Diversamente, gli impatti negativi saranno devastanti".

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