Lavoro, si torna all’epoca pre-Expo. "Ma a settembre sarà boom licenziamenti"

Il tasso di attività non subisce un tracollo grazie alla cassa integrazione che tiene in vita migliaia di posti. Gli esuberi colpiranno il terziario

L’industria sta superando le difficoltà

L’industria sta superando le difficoltà

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Milano - Imprese, anche in salute e attive in settori non colpiti direttamente dalla crisi, hanno iniziato già da tempo a mettere sul tavolo incentivi per l’uscita, che non riguardano solo persone vicine alla pensione ma anche dipendenti 30-40enni. Decine di migliaia di altri posti di lavoro sono "tenuti in vita artificialmente" dalla cassa integrazione che nella Città metropolitana ha raggiunto nel quarto trimestre dell’anno scorso quota 42.834.000 ore autorizzate, con livelli rimasti alti anche nei primi mesi del 2021. Per fare un confronto con la situazione pre-Covid, negli ultimi quattro mesi del 2019 erano state autorizzate 5.430.000 ore.

Segnali d’allarme in vista dello sblocco dei licenziamenti che, se non interverranno altre proroghe, dovrebbe scattare il 30 giugno. "Le grandi ristrutturazioni prevedono dei tempi tecnici – spiega Maurizio Del Conte, presidente di Afol Metropolitana, l’agenzia che gestisce i centri per l’impiego sul territorio – e per questo prevediamo che la vera botta non arriverà subito ma a settembre, con problemi sociali che potrebbero essere ancora più gravi del previsto. Impossibile prorogare il blocco in eterno, ma bisogna pensare a percorsi di transizione perché un’ondata improvvisa di licenziamenti è difficile da gestire". 

Per questo sono in corso incontri fra Afol, Assolombarda e altre realtà in prima linea sul fronte lavoro per una cabina di regia e misure a livello locale per fronteggiare l’emergenza. Nei centri per l’impiego non c’è ancora stata l’ondata, ma si avvertono piccoli segnali di ripresa come la riattivazione di contratti stagionali e temporanei. "La manifattura sta superando le difficoltà – spiega Eros Lanzoni, segretario della Cisl di Milano – lo sblocco dei licenziamenti colpirà chi lavora nel terziario, nel commercio e nel turismo. Scompariranno tanti posti di lavoro mentre molti altri ne nasceranno con nuove tecnologie e in luoghi diversi, bisogna organizzare riqualificazione e formazione mirata alle nuove necessità". Lanzoni, guardando i dati del report sul lavoro 2015-2020 realizzato dalla Cisl, traccia il paragone con "un periodo di guerra" per l’imprevedibilità della pandemia, non confrontabile con il passato. L’esplosione della cassa integrazione ha tenuto in vita a Milano migliaia di posti, consentendo di mantenere il tasso di attività al 72,90% della popolazione in età lavorativa. Più basso rispetto al 75,10% del 2019 ma superiore rispetto ai livelli che si registravano fino al 2014. Non un tracollo, per ora, ma un ritorno all’epoca pre-Expo.