Meno neve e sempre meno Fiorelle

Claudio

Negri

Nevicava, com’era giusto, da tutti i cieli degli anni anta. Nella Squow Valley delle Orobie, da un abbaino condiviso col cugino, guardavo dentro al bianco nella fila degli sciatori all’impianto di risalita. Avevo l’età del giovane Holden, mi innamoravo di molte ragazze insieme. Per un dettaglio, per un giorno o per una stagione. Nel contempo molte altre cose e persone mi davano fastidio perché sembravano avercela con me e mettersi di mezzo e compagnia bella. Al liceo andava da schifo, riuscivo bene solo nei dintorni dell’italiano. Però facevo anche altro. Ad esempio guardavo il mondo bianco dall’abbaino dell’albergo. Così, a un certo punto, dentro ai fiocchi euforici, vidi lei e i suoi colori precisi e perfetti come un’icona, una bandiera: pantaloni da sci celesti, maglione bianco a strisce blu orizzontali, cappellino di lana celeste, sbuffo di capelli rossi e inquieti. Bella. Nell’afferrare l’ancora del vecchio skilift, lei muoveva l’anca come accennando a un passo di danza, a uno slancio snello e di per sè nudo, da gazzella di Thompson. Bella, bella. E anche lo sbuffo di ricci di rame imbrunito aveva vita propria, nato per generazione spontanea dalla camicetta della sorella di Lamarck fino alle epifanie nevose dell’ineffabile sciatrice di Calvino. Bella, bella, bella. Ma a quei tempi ero un po’ più ignorante e mi bastava, a rendere l’idea di qualcosa di struggente e di sensuale, immaginarla immersa nelle note del ritornello di Rocket Man di Elton John. "To’, guarda la Fiorella!" esclamò il cugino, quasi sporto sulla pista. Piccolo uomo di mondo, sapeva tutto di tutte e andò disvelandomi il mistero di quel ciuffo, di quell’anca danzante, financo dei calzini di lei, la Fiorella. "È venuta su da Bergamo ieri sera. Cotta marcia del Pierlu, quel pirla. Ah, ma lei è una che si consola facile, è una che ci dà... pensa che...". Ma io non ascoltavo più: ero aggrappato all’ancora dello skilift, dove l’anca danzava verso l’ultimo degli inverni possibili. L’effetto serra cominciava a farsi sentire: a Timbuctù avevano già annullato le gare di fondo. sempre meno neve, sempre meno Fiorelle.

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