MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Storia delle “Meneghine scalze”, cinque amiche e l’amore per Milano: “Cultura a piede libero (senza fretta)”

Nell’associazione attrici, neuropsichiatre, avvocate, esperte di comunicazione. Chiara Sgarbi: “Noi, milanesi di nascita o di adozione”. Angelica Verga: “Sono qui da dieci anni, non tornerei a Roma”. Letizia Montani e Laura Borromeo: una coccola d’arte nella città frenetica

Le fondatrici dell'associazione delle "Meneghine scalze"

Le fondatrici dell'associazione delle "Meneghine scalze"

Milano – Incrociare le agende e riuscire a trovare un momento libero per incontrarsi può essere considerato quasi uno sport estremo a Milano. Tra il lavoro, la famiglia e gli imprevisti sempre in agguato, pare quasi un’impresa impossibile. “Il segreto forse sta nel cominciare”. Nell’aprire una breccia che faccia passare luce. All’inizio un filo, che man mano si allarga. E alla fine, di quella luce non si riesce a fare a meno. Ne sono convinte le fondatrici delle “Meneghine scalze”, cinque amiche che lo scorso novembre hanno dato vita a questa associazione culturale no profit dedicata a “donne indaffarate che cercano un modo per alimentare interessi e passioni”, spiegano. Decise a ritagliarsi del tempo per sé in una città “che offre tantissimo ma che, da sole, ci siamo accorte, non riuscivamo a vivere appieno”.

E in tre mesi le associate sono diventate una sessantina, in maggioranza over 40 e 50 che lavorano nei settori più disparati: “Abbiamo attrici, neuropsichiatre, avvocate, esperte di comunicazione...”. Organizzano visite a mostre, a case di artisti solitamente chiuse al pubblico, partecipano a presentazioni di libri, escursioni culturali e, quando arriverà la primavera, allestiranno pure picnic all’aperto. “Così saremo scalze anche di fatto” dice Chiara Sgarbi, tra le ideatrici. Già: “Meneghine è per sottolineare il nostro essere milanesi, di nascita o d’adozione. Io per esempio sono genovese ma vivo a Milano da 17 anni. Ma abbiamo anche accolto “forestiere" di altre regioni e pure dalla Svizzera”. E “scalze” indica il desiderio di mettersi in cammino libere, senza lacci, di esplorare percorsi non convenzionali, con attenzione alla sostanza più che alla forma. Insomma, “facciamo cultura a piede libero”.

Le socie versano una cifra simbolica che a fine anno verrà devoluta in beneficenza “a favore di una piccola realtà che dobbiamo ancora individuare”. Allacciano legami e si trasmettono forza a vicenda. “Io – continua Sgarbi – ho vissuto un periodo molto buio perché ho dovuto affrontare una malattia e un’operazione. Sono una restauratrice professionista e non potrò più fare il mio lavoro al 100%, per la fatica e per la ridotta sensibilità alle braccia. Ma guardo il lato positivo: non solo ho la mia famiglia ma sono circondata da amiche meravigliose che fanno la differenza”. Anche Angelica Verga, romana, a Milano da 10 anni, sottolinea il valore dell’amicizia che spesso si dà per scontato. “Mi occupo della parte amministrativa di un’azienda che custodisce cellule staminali prelevate dai cordoni ombelicali. Oggi non tornerei a Roma: a Milano sento più vivacità, uno spirito positivo che diventa contagioso”. Per lei, essere una meneghina scalza significa “aver cura di sé e delle altre”. Francesca Discepolo, avvocata milanese, evidenzia che “Milano talvolta non è accogliente. Le donne lavoratrici, madri, sentono la mancanza di molti servizi (pensiamo ai posti che mancano negli asili, ad esempio) ma le persone sono accoglienti. Le “Meneghine scalze" sono il mio modo di staccare la spina”.

Lo dice anche Letizia Montani, che lavora in un’agenzia occupandosi di comunicazione per alberghi di lusso: “Le nostre vite sono frenetiche e questa associazione rappresenta una coccola culturale, collettiva, che rigenera”. Pure Laura Borromeo, appassionata di equitazione, professionista di comunicazione per una realtà del settore, pone l’accento sullo stare insieme: “Viviamo in una città con una marea di possibilità, di eventi. Però spesso da sole si fa poco o nulla. Unendo le forze, invece, sì”. Tanti gli eventi in programma. “Sbirceremo dietro le porte e dentro i cassetti di villa Necchi Campiglio”, per citarne uno. Effetto collaterale? “I nostri mariti, a volte pure i figli, vorrebbero partecipare”. Chissà che un giorno non spuntino altre associazioni di “meneghini“, in versione maschile e per adolescenti.