
Il primo opificio della Galbani in città era stato restaurato coi fondi Teem
Fu il primo opificio Galbani in città, "oggi è a rischio di un inarrestabile degrado". A cinque anni dalla prima fase di restauro, finanziata per oltre tre milioni di euro da Teem, e a tre ormai tondi dal fallimento, per questioni economiche, del primo tentativo di affidamento in gestione, torna in aula con una interrogazione del Pd la vicenda Cascina Triulza.
Dopo il nulla di fatto del 2022 nessun progetto e nessun nuovo bando. "Tempo, vandalismi e occupazioni abusive - così il pd Rocco Martelli - rischiano di vanificare anche il prezioso intervento degli anni scorsi". Si prepara a rispondere il vicesindaco Lino Ladini. "L’interrogazione è uno stimolo positivo e sulla Triulza non siamo con le mani in mano. Cerchiamo un operatore che accetti una sfida impegnativa". L’intervento sulla Triulza era stato un fiore all’occhiello. I fondi quelli delle compensazioni Teem, il progetto elaborato da un team di professionisti del Politecnico di Milano. Obiettivo mettere in sicurezza i locali dove, a fine Ottocento, era iniziata l’avventura del "casaro" Galbani. Nel 2022 il primo bando di gestione pluriennale del complesso, assegnato a un’associazione, e un progetto di rinascita in chiave sociale. Pochi mesi dopo la marcia indietro: costi aumentati, impresa insostenibile. Da allora, più nulla. L’altra sera l’interrogazione. "Ci pare evidente - così Martelli - che, purtroppo, ad oggi non vi siano soggetti sufficientemente strutturati per poter far decollare un progetto che, in ogni caso, non è stato mai ben definito o condiviso da questa stessa amministrazione. Sono invece noti gli atti di vandalismo e persino le occupazioni abusive. La cascina sta sprofondando in un nuovo degrado, dal quale anni fa liste civiche sostenevano di averla salvata".
Il vicesindaco: "L’idea progettuale non è mutata, il rilancio della cascina sarà in chiave sociale, ma con attività private che rendano il tutto economicamente sostenibile". Il problema sono i soldi. "Per ultimare l’adeguamento dei locali occorrono milioni di euro. Quanti? Almeno cinque, sei. Occorre un imprenditore giusto. Come Comune siamo disposti ad una lunga concessione, anche trentennale. Ma bisogna partire con delle sicurezze". Per ora nessun bando in vista: "Rischieremmo la gara deserta".