Meglio un sorriso vero (e dal vivo) che la tecnologia

Migration

Agostico

Picicco*

Si dice che la grande città spersonalizzi, che la metropoli crei anonimato, che scompaiono i volti ed emergono le masse, quelle che escono a ritmo cadenzato dai tornelli dei metrò di Milano e invadono la città. L’appartenenza comunitaria - resa tangibile dalla frequentazione di strade, piazze, giardini, ed esercizi commerciali, che erano punto di riferimento nei quartieri - viene recuperata ora che il caldo eccessivo invoglia gruppi di amici a ritrovarsi volentieri all’aperto. Anche l’allentarsi delle restrizioni legate al Covid ha favorito una rinnovato interesse verso i luoghi di più ampia frequentazione all’interno della città. Se gli ipermercati producono anonimato, la piazza o il negozio di zona consentono di ritrovare volti conosciuti.

In questo modo la prossimità è data da servizi funzionali che creano incontri, favoriscono relazioni e incentivano il senso di comunità. Mi riferisco a quella prossimità che si realizza nel rigenerare le relazioni. La diffusione della tecnologia digitale ha reso distanti le relazioni (è più facile corteggiare una ragazza chattando che invitandola ad un aperitivo), magari più rapide e su vasta scala, ma meno approfondite, più ramificate in orizzontale ma più superficiali e quindi mutevoli (se una persona non mi risponde su Messenger non la considero più, e passo ad altri contatti). Non ci si dedica più a coltivare un’amicizia con il cuore ma…con la tastiera.

La sfida di rigenerare le relazioni, nella complessità odierna e nelle dinamiche accelerate dei processi sociali, consiste nel rapportarsi con i propri simili non tramite uno schermo ma considerando le persone sulla base di quella umanità che ci rende tutti fragili, bisognosi di affetto, cultori di amicizie, capaci di condividere pensieri, sentimenti, ricordi. Non si tratta di demonizzare la tecnologia ma di valorizzarne le potenzialità che, attraverso il digitale, consentono di mantenere o agevolare rapporti, oltre le contingenze dello spazio e del tempo. Mi spiego: se devo scrivere qualcosa di carino ad una persona al momento lontana, glielo dico su Whatsapp ma è solo un modo per anticipare un incontro e per vedere finalmente un sorriso che non sia solo quello di una videochiamata.

*Avvocato, scrittoredirigente Università Cattolica

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