GIULIA BONEZZI
Cronaca

Infermieri in Lombardia, la missione in Sud America di Bertolaso. In quali Paesi va e cosa cerca

L’assessore regionale al Welfare annuncia il “viaggio” per stipulare una serie di collaborazioni: partirà dopo Pasqua. La consigliera regionale Carmela Rozza (Pd): “Il problema della carenza si risolve aumentando gli stipendi”

Infermiere in un ospedale lombardo (Archivio)

Infermiere in un ospedale lombardo (Archivio)

Milano, 16 marzo 2024 – “Dopo Pasqua andrò in Argentina e Paraguay, poi anche in Perù e in Messico. Voglio verificare in quali Paesi è possibile avviare collaborazioni che non si limiteranno a ‘prendere’ infermieri per farli lavorare in Lombardia: l’obiettivo è creare scuole di qualità anche per chi rimarrà a lavorare nel suo Paese. Uno scambio”, spiega al Giorno l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, parlando del progetto, annunciato lo scorso novembre, di reclutare all’estero gli infermieri che mancano in maniera drammatica in Italia e in Lombardia.

I motivi della carenza

"C’è una crisi vocazionale, anche giustificata perché mancano stimoli, incentivi per questa carriera che è tra le più nobili ma anche tra le più difficili”, ha riconosciuto Bertolaso intervenendo ieri al primo congresso nazionale dell’associazione Infermieri nel mondo, che continua oggi al Pirellone, ospitato grazie al gruppo Pd. Di infermieri, in Lombardia, ne mancano diecimila secondo i sindacati, “ma si parla di trentamila se consideriamo la generazione che andrà in pensione da qui al 2027”, osserva la consigliera regionale del Pd, e infermiera, Carmela Rozza: “I medici di cui abbiamo bisogno tra quattro anni li avremo quasi tutti, ma ci resterà il problema dei medici d’emergenza-urgenza, perché non vengono riempiti i posti nelle scuole di specializzazione, e degli infermieri per lo stesso motivo: oggi il rapporto tra candidati e posti è di 1,1, ma il 25% si perde per strada. I giovani guardano ad altre professioni”

I consigli a Bertolaso

Secondo la consigliera, il problema è “di promozione sociale ed economica della professione. E come ha confermato al convegno un collega messicano, esiste in tutto il mondo, almeno quello occidentale. Per questo ‘rubarsi’ infermieri tra Paesi diversi significa soltanto mettere una pezza. La collaborazione formativa è interessante, ma all’assessore ho ricordato che, a differenza degli ospedali privati, quelli pubblici non possono assumere infermieri che non siano cittadini italiani. Possono ingaggiarli solo da liberi professionisti o in somministrazione, ma per risolvere il problema davvero bisogna aumentare gli stipendi dei dipendenti. E questo governo deve metterselo in testa”